MILANO (Reuters) - Piazza Affari si muove con gli indici in lieve rialzo. Il Ftse Mib è tornato sui livelli di 34.000 punti, che non vedeva da maggio 2008, ma fa fatica a superarli stabilmente. Il mercato è comunque in rialzo del 12% da inizio anno e, quindi, ci sono fisiologiche prese di beneficio.

Intorno alle 12,30 l'indice Ftse Mib è in crescita dello 0,22%. Volumi pari a circa 1,1 miliardi di euro.

I titoli in evidenza oggi

Bene le banche con Mps che avanza anche oggi e sale del 2%, toccando nuovi massimi a due anni a 4,34 euro. Popolare Di Sondrio sale dello 0,4% nel giorno del suo ingresso nel Ftse Mib. Fra le big UniCredit guadagna lo 0,6%, toccando quota 33,37 euro, i massimi da giugno 2014. Piatta, invece, Intesa.

Ben raccolta Diasorin in crescita del 3,16% dopo i risultati 2023. Nel daily Equita scrive che "la crescita organica del quarto trimestre è superiore alle attese, Ebitda margin inferiore. La guidance 2024 confermata".

Fra le utility Terna rallenta dai massimi e sale dello 0,6% alla vigilia della presentazione del piano industriale, dopo che la società - in risposta a indiscrezioni stampa - ha reso noto l'ammontare degli investimenti complessivi previsti dal nuovo piano al 2028, pari a 16,5 miliardi di euro. Equita stimava investimenti pari a 11,4 miliardi. Secondo gli analisti di Intesa Sanpaolo, i nuovi investimenti sarebbero il 30% più elevati rispetto alle stime del broker nel periodo.

Molto ben raccolte le azioni Mfe B e A (+6% circa) dopo che l'AD Pier Silvio Berlusconi ha detto di vedere una raccolta pubblicitaria in Italia e Spagna in crescita del 5% nel primo trimestre, sopra le attese del mercato.

Non riesce il rimbalzo di Tim che si ferma a un +0,4% dopo i recenti ribassi.

In fondo al paniere Nexi in flessione del 3,2%. Il titolo è sui minimi dallo scorso novembre scorso e da inizio anno è in rosso del 18% circa.

In ribasso anche Iveco che arretra del 2,5%.

Infine, debole Stm in calo dello 0,2% nel giorno dello stacco cedola. Secondo un quotidiano, il governo Meloni ha fatto sapere a Parigi di essere contrario a un nuovo mandato di tre anni per il Ceo Jean-Marc Chery, responsabile di aver spostato il baricentro dell'azienda oltre le Alpi, spingendo verso l'uscita diversi manager e tecnici italiani.

(Giancarlo Navach, editing Andrea Mandalà)