ROMA (MF-DJ)--Normalmente l'inflazione elevata favorisce gli investimenti azionari: questi sono infatti denominati in termini reali, mentre gli investimenti obbligazionari sono denominati in termini nominali e per di più le quotazioni dei bond appaiono oggi piuttosto care, al contrario di quelle delle azioni. Tuttavia, scrive MF-Milano Finanza, le politiche monetarie così aggressive adottate dalle principali banche centrali occidentali rischiano di produrre ripercussioni sulla crescita economica e sul sentiment degli investitori, quindi occorre avvicinare i listini con cautela e ampia diversificazione, durante le fasi di debolezza o comunque con un approccio graduale, al fine di ridurre quanto possibile il rischio.

L'avvio del 2023 è avvenuto all'insegna del rimbalzo per le piazze europee, mentre l'S&P500 e il Nasdaq sono rimaste fino a giovedì 5 sugli stessi livelli di chiusura del 2022, entrambi al di sotto della media mobile a 200 sedute, mentre gli indici dell'Eurozona si trovano al di sopra. Venerdì 6 gennaio il Dow Jones è balzato del 2% e il Nasdaq del 2,4% a metà seduta, segnando un tentativo di inversione. Anche il dollaro fatica a riconquistare forza contro euro dopo il ripiegamento degli ultimi due mesi e questo aspetto va tenuto in considerazione se si intende puntare lo sguardo su Wall Street. Su quest' ultima, inoltre, pesano le attese molto magre di buyback societari, che hanno contribuito in larga parte alla crescita delle quotazioni negli ultimi anni, alla luce dei tassi d'interesse più elevati.

Indici americani. Il primissimo segnale di forza da parte dell'S&P500 potrà arrivare solo dopo la conquista della resistenza più vicina che transita a 3.900 punti, al di sopra della quale si può individuare l'area compresa tra 4.100 e 4.150 punti il cui superamento costituirebbe la premessa per l'eventuale inversione del trend ribassista di medio termine partito a inizio 2022. Per il Nasdaq il primo ostacolo di breve passa invece a quota 10.750, al di sopra del quale è osservabile la valida resistenza a 11.500 punti che ha respinto i tre tentativi di reazione di ottobre e novembre scorsi, in prossimità della quale transita anche la media mobile a 200 sedute che sottolinea l'importanza di quota 11.500.

Diversamente, qualsiasi arretramento che portasse gli indici al di sotto del minimo intraday delle ultime due settimane (3.764 punti per l'S&P500 e 10.207 per il Nasdaq) verrebbe interpretato come un'uscita verso il basso dalla fase di congestione in essere dal 22 dicembre, preludendo molto probabilmente a un nuovo ribasso. D'altronde, il fatto che il Vix non riesca a tornare sotto la soglia del 19% rappresenta un segnale di persistente debolezza della domanda, che probabilmente rimarrà tale fino a quando la Fed non avrà terminato l'azione restrittiva per varare magari, se l'economia Usa arrancasse, una nuova fase espansiva.

Indici Eurozona. Il ritorno del Dax in prossimità dei massimi di novembre a quota 14.600 costituisce un test di forza da parte del listino tedesco, la cui conquista aprirebbe buoni spazi di avanzamento. La situazione è identica per il Ftse Mib, giunto al test con l'importante livello di 25.000 punti, al di sopra del quale la capacità di conquistare quota 25.500 porterebbe l'indice italiano al target in area 26.000.

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0908:15 gen 2023


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January 09, 2023 02:17 ET (07:17 GMT)