MILANO (MF-NW)--"Serve una visione forte del futuro di questo Paese. Intendo il futuro 'fisico': come scorreranno i fiumi e gli altri corsi d'acqua, cosa si coltiverà e dove, come si produrrà energia se le centrali idroelettriche, diminuendo gli accumuli nevosi in montagna, non potranno più contare sul necessario deflusso di acqua. Tutto questo è compito della politica nazionale".

Lo ha dichiarato Giulio Boccaletti, direttore scientifico del Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc), in un'intervista a Repubblica. Tuttavia, di fronte agli ultimi eventi meteo estremi che hanno messo in ginocchio l'Italia, sommergendola, dalla Romagna alla Toscana, passando per il Seveso a Milano, Boccaletti preferisce non invocare solo il clima che cambia, ma sottolineare anche l'inadeguatezza delle infrastrutture idriche del nostro Paese e della sua politica di gestione del territorio.

"Stiamo assistendo a un progressivo spostamento della statistica meteo-climatica, con precipitazioni che stanno sollecitando i nostri territori e le nostre infrastrutture in maniera diversa rispetto al passato. Si tratta, nella maggioranza dei casi, di infrastrutture vecchie, progettate decenni fa, quando le statistiche sulla piovosità erano completamente diverse", ha detto, sottolineando che, oltre a parlare di cambiamento climatico "occorre anche concentrarsi su tutto ciò che accomuna le infrastrutture coinvolte. E cioè che sono appunto vecchie e non più gestite in maniera organica. Quando furono costruite, nel bene o nel male, la responsabilità della gestione territoriale era dello Stato. Poi c'è stata la riforma del Titolo V della Costituzione e abbiamo polverizzato le responsabilità in una miriade di livelli. Una parte del problema, in Toscana come in Romagna o a Milano, è che quando bisogna intervenire, ognuno punta il dito contro qualcun altro. E c'è una grande confusione su chi abbia la responsabilità di far funzionare un fiume o un sistema idrico come un sistema integrato. Questo non vuol dire che in passato lo facessimo benissimo, però c'era una chiara catena di comando e di responsabilità».

"Con l'acqua piovuta in poche ore" in Toscana "forse le conseguenze sarebbero state comunque gravi. Ma immaginiamo che fossero stati necessari interventi sugli argini e sui sistemi di protezione dall'acqua, o interventi di gestione delle foreste e del territorio, perché sappiamo che la velocità con cui l'acqua defluisce a valle dipende proprio dal tipo di territorio che incontra e si possono pianificare opere per rallentarla. Ecco, ma tutto questo chi lo avrebbe dovuto decidere? Chi avrebbe dovuto coordinarlo? La verità è che sulla gestione delle acque ci siamo incartati", ha detto.

Secondo Boccaletti si tratta di "un problema che attraversa tutti i partiti, negli ultimi vent'anni nessuno ha brillato su questo fronte. E invece serve proprio un chiaro indirizzo politico, una visione del Paese dal punto di vista 'fisico': come vogliamo che sia fatto tra vent'anni o trent'anni. L'agricoltura di Puglia, Emilia Romagna, Piemonte come ce le immaginiamo tra qualche decennio? Si tratta di pianificare una trasformazione del territorio in un'ottica economica e sociale. Lo abbiamo già fatto tra il 1900 e 1975 con l'ingegnerizzazione delle Alpi e la bonifica di molte zone del Paese: nel frattempo l'Italia da analfabeta è diventata membro del G7. Non è inconcepibile farlo anche oggi che il cambiamento climatico aggrava la situazione. Serve però una visione politica. E non considerare questa trasformazione solo un costo, ma anche come un'opportunità".

cos


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November 06, 2023 04:49 ET (09:49 GMT)