ROMA (MF-DJ)--Ultimo giorno di dicembre del 2019, le autorità sanitarie cinesi notificano ufficialmente un focolaio di casi di polmonite non nota nella città di Wuhan e da lì nasce la pandemia di Covid. Tre anni dopo, la Cina si ritrova dentro un incubo dal quale invece il resto del mondo sembra ormai essere uscito. L'improvviso addio alla politica zero-Covid ha scatenato la più grande ondata di contagi di sempre nel Paese di Xi Jinping. Lì la vaccinazione è stata condotta attraverso i prodotti locali di Sinovac e Sinopharm, risultati molto inferiori in termini di capacità di prevenire le infezioni e meno efficaci nel prevenire la malattia sintomatica rispetto a quelli utilizzati in Occidente. I vaccini di Pfizer-Biontech e di Moderna, scrive MF-Milano Finanza, si sono rivelati l'arma decisiva per battere il Covid negli Stati Uniti e in Europa, ma la Cina si è sempre rifiutata di autorizzarli e ha appena respinto l'offerta dell'Europa, pronta a inviare il suo surplus.

Le regine del vaccino hanno prosperato in borsa, dal +818% di Moderna al +350% realizzato da Biontech. Nel 2022, però, con l'affievolirsi dell'emergenza pandemica in Occidente hanno cominciato a registrare minori vendite e l'apertura al mercato cinese rappresenterebbe un'ottima opportunità per nuovi guadagni. Ma il successo ottenuto, oltre che da Pfizer, soprattutto da Biontech e Moderna grazie alla tecnologia innovativa dell'Rna messaggero (mRna) ha portato alla ribalta un settore, quello del biotech, diventato centrale con lo scoppio della pandemia e che è stato assoluto protagonista nei tre anni di Covid.

Lo shock della comparsa di un nuovo virus ha scatenato tra il 2020 e il 2021 una corsa alla ricerca di nuovi campioni biotech sulla scia di Moderna e Biontech. Il risultato è stato che molte società si sono affrettata a realizzare test, terapie e vaccini e il mercato delle biotecnologie ha iniziato a prosperare attirando miliardi di investimenti. L'eccessivo interesse che si è diffuso in tutto il settore ha però probabilmente finito per portare denaro anche a realtà che forse non meritavano di essere finanziate così facilmente.

E così il boom ha subito un improvviso arresto: il 2021 ha visto investimenti record in capitale di rischio e ipo nel settore biotecnologico, quando quasi 150 società hanno fatto il loro ingresso in borsa e le valutazioni sono cresciute vertiginosamente, mentre l'anno scorso soltanto 25 società sono diventate pubbliche e l'indice S&P Biotech è sceso di oltre il 25%. Un segnale è arrivato anche dal fatto che circa 120 aziende biotecnologiche hanno licenziato lavoratori lo scorso anno, secondo i dati del portale Fierce Biotech. Il settore è arrivato nel 2022 con una sovrabbondanza di società biotecnologiche, troppi candidati in fase di sviluppo e, probabilmente, troppi dipendenti. Ma il biotech si presenta al 2023 con una nuova faccia, pronto a giocare il suo ruolo in un contesto complesso fatto di inflazione elevata, rischi geopolitici e timori di recessione.

Intanto, "il settore continuerà a essere sostenuto da attività di m&a tra Big Pharma e biotech, con una liquidità totale disponibile per operazioni di consolidamento stimata in più di 600 miliardi di dollari", segnala Gianpaolo Nodari, ad di J. Lamarck. "I farmaci biotecnologici, incluse le terapie avanzate", prosegue l'esperto, "rappresentano oggi più del 50% della pipeline di ricerca a livello globale. Una quota destinata a crescere ancora nei prossimi anni e secondo le più recenti stime nel 2025 i farmaci biotech rappresenteranno il 55% dei primi 100 farmaci per fatturato".

Secondo l'Ocse, nel 2030 le biotecnologie avranno un peso notevole nell'economia mondiale: saranno, infatti, biotech l'80% dei prodotti farmaceutici, il 50% dei prodotti agricoli, il 35% dei prodotti chimici e industriali, arrivando a incidere complessivamente per il 2,7% del pil globale. E di fronte a queste prospettive vincitori della pandemia come si stanno muovendo? Diversificano rispetto al Covid, proiettandosi verso i nuovi impieghi che la tecnologia dell'mRna può avere.

Il caso più importante è rappresentato da Moderna. La società guidata da Stephane Bancel si sta dedicando al settore dell'oncologia e i primi risultati iniziano ad arrivare. Un vaccino personalizzato sviluppato dalla biotech americana e combinato con un farmaco contro il cancro di Merck è riuscito a scongiurare la recidiva del melanoma della pelle dopo l'intervento chirurgico nei pazienti in uno studio clinico di fase intermedia. Lo ha comunicato Moderna a dicembre dello scorso anno, affermando che la combinazione del vaccino contro il cancro personalizzato di Moderna con l'immunoterapia Keytruda di Merck ha ridotto il rischio di recidiva o morte dei pazienti di circa il 44%, rispetto al solo Keytruda, in uno studio che è stato condotto su 150 volontari. Un annuncio che può essere epocale e aprire nuove frontiere.

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January 09, 2023 02:37 ET (07:37 GMT)