Di Paolo Savona, presidente della Consob

ROMA (MF-DJ)--Caro direttore, ho resistito finora alle sue pressanti richieste di informare i lettori sulle conseguenze del fallimento di Ftx per due motivi: perché mi stavo documentando sulla crisi in atto sul mercato delle criptovalute e perché lunedì 21 l'onorevole Ivo Tarolli ha organizzato a Roma, presso l'Università Lumsa, un Convegno sui problemi di competitività che incontra l'Italia, al quale parteciperò con il governatore Antonio Fazio e un gruppo di esperti guidato dal professor Giuseppe Sabella, dell'Università di Trento. In quella occasione mi pronuncerò anche sulla crisi Ftx che, se non fosse ben governata, potrebbe creare ulteriori complicazioni a un andamento dell'economia già precario.

Sull'argomento ho avanzato da tempo considerazioni centrate sulle tecnologie di contabilità decentrata autocertificantesi, insistendo che il problema da affrontare non è, come si sente ripetere, quello di trattare le attività «virtuali» al pari di ogni altra attività, ma solo una più esatta indicazione delle competenze istituzionali in materia e un'organizzazione tecnologica comune delle autorità di vigilanza per ottenere e scambiarsi le informazioni sull'andamento delle cripto et similia.

La storia indica che le forme della moneta e delle attività finanziarie sono in costante evoluzione per iniziativa del mercato, ma la novità consiste nella contabilità decentrata (blockchain/Dlt) che esclude gli intermediari bancari e finanziari dalla certificazione dell'esistenza delle attività e passività e dei loro trasferimenti, svolta da automatismi basati su tecnologie innovative, sulle quali le autorità di vigilanza sanno poco o non hanno organizzazioni adatte per operare. Poiché, lo si neghi o meno, le criptovalute svolgono anche funzioni monetarie, ossia di mezzi di scambio, il problema investe anche l'organizzazione delle banche centrali (o istituti di emissione, dove esistono), che si trovano al bivio se continuare la contabilità accentrata, peraltro già oggi in forma digitale, o entrare in un proprio circuito decentralizzato che svolga l'autocertificazione.

Finora, ove si escluda soprattutto la Cina, ha prevalso il "paradosso dell'asino", enunciato nel XIV secolo dal filosofo Giovanni Buridano. L'impegno posto per una regolamentazione "tecnologicamente neutrale" delle criptovalute (moneta virtuale) e cripto asset (attività tokenizzate), unito a una benevola attenzione o (come anche si sostiene) disattenzione nei confronti degli sviluppi monetari e finanziari che si svolgono nell'infosfera, ha consentito a questo nuovo mercato di espandersi e di ibridare il mercato delle attività tradizionali.

È un esempio significativo la crisi della società di trading Ftx, terza per importanza nel mondo, che ha sede alle Bahamas, ma è stata autorizzata a operare dalle autorità di vigilanza finanziaria di Cipro, godendo di un passaporto europeo anche in Italia, che non si è limitata a intermediare le criptovalute, ma ha ibridato le attività tradizionali. Non si conosce quanto questa crisi si trasmetterà al resto della finanza mondiale ma, dopo gli annunci della crisi delle collegate Ftx (Ftx US, Alameda Research), ha fatto seguito l'annuncio di aver sospeso i rimborsi da parte di tre importanti società che svolgono attività analoga; altre società coinvolte preferiscono tacere per non patire fughe dagli investimenti delle loro clientele. Per i motivi indicati, le autorità di vigilanza non sono in condizione di conoscere quale sia l'estensione che assumerà questa crisi, ma fin d'ora il problema che si pone è se alle banche centrali e autorità di vigilanza del mercato finanziario basterà aver avvertito i risparmiatori sulla rischiosità dello strumento - perché privo di regolamentazione, ossia di un valore legale tutelato da un ente di vigilanza, ed esposto a hackeraggi e truffe - e lasceranno le perdite a carico degli operatori, considerandoli responsabili di pratiche di moral hazard; questa è la linea seguita dal governo americano nel 2008 per Lehman Brothers, rea di essere incorsa in insolvenze sui derivati complessi, aventi come collateral subprime credit, acquisiti in quantità eccessive rispetto alla possibilità di fare fronte ai rischi connessi.

Tuttavia, se il cripto-virus si diffondesse in estensione e in profondità e si rischiasse una crisi sistemica, le autorità monetarie dovrebbero intervenire, anche se impegnate a combattere l'inflazione con politiche restrittive, o passare il compito alle autorità fiscali, anch' esse in una situazione di bilancio sotto stress per combattere la recessione. In ogni caso, gli Stati non possono procedere per proprio conto, al fine di non creare disordini nei cambi, ulteriori spinte inflazionistiche e una più profonda recessione in tutto il mondo. Grato per l'ospitalità.

red

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2108:25 nov 2022


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