MILANO (MF-DJ)--I sempre più frequenti scricchiolii che si avvertono in borsa sono in buona parte provocati dall'inflazione che corre spingendo verso l'alto i rendimenti obbligazionari. Inevitabile quindi che gli osservatori dei mercati e gli investitori si stiano chiedendo quale sia la soglia di appetibilità dei bond in grado di accelerare il progressivo abbandono delle azioni, ritenute non certo a buon mercato, a favore delle obbligazioni.

In realtà non esiste una soglia fissa di rendimento che farebbe scattare la propensione verso i bond: i ritorni obbligazionari sono espressi in termini nominali e necessitano quindi di essere depurati dal tasso d'inflazione (rendimenti reali) per restituire un'indicazione di convenienza finanziaria. Nelle fasi di crescita dei rendimenti registrate nel secondo semestre del 2019 (con inflazione americana in crescita dall'1,7 al 2,2% tendenziale) e nei primi mesi dello scorso anno (quando l'indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti è balzato dall'1,4% di gennaio al 2,6% di marzo e al 4,1% di aprile) l'asticella di prima allerta era stata posta al 2% sui Treasury a 10 anni, ovvero sulla soglia che iniziava a restituire rendimenti reali maggiori di zero. Nel periodo precedente, ovvero tra il 2012 e il 2018, l'asticella era posta al 3%; le punte mensili dell'inflazione annua risultavano comprese tra il 2,5% e il 2,9%, dunque tale 3% corrispondeva a un rendimento reale compreso tra zero e 0,5%.

Bond. Nella fase attuale, con l'inflazione statunitense al 7% e i rendimenti delle obbligazioni governative decennali Usa vicini ma ancora inferiori al 2%, non sembrerebbe sussistere alcun pensiero per le azioni, dato che il rendimento reale dei Treasury è formalmente negativo nell'ordine del 5%. Tuttavia l'inflazione del 7% tendenziale annuo è falsata dal raffronto con i prezzi al consumo di fine 2020, particolarmente depressi dai lockdown deciso per arginare l'emergenza pandemica: per ritrovare un minimo di attendibilità nei numeri occorrerà attendere la misurazione di aprile, in quanto durante quello stesso mese nel 2021 si era registrato il balzo più vistoso. Goldman Sachs si attende una stabilizzazione al 2,5% per la fine dell'anno, che è coerente con le attese della Federal Reserve, quindi la prima soglia di allerta sui rendimenti dei decennali statunitensi può essere posta, analogamente, al 2,5%. Il superamento in un prossimo futuro di quota 2% di rendimento, che è inviolata dal luglio del 2019, potrà comunque innescare qualche reazione psicologica.

fch


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January 24, 2022 02:07 ET (07:07 GMT)