MILANO (MF-DJ)--Le azioni di Fed e Bce saranno anche nel 2022 al centro dell'attenzione degli investitori.

Il grande rebus, scrive Milano Finanza, è quello dell'inflazione. I dubbi principali per Usa ed Eurozona riguardano i prezzi dell'energia, le strozzature nelle catene produttive, i salari e, non da ultimo, i contagi. Al momento la principale differenza tra le due aree geografiche riguarda il mercato del lavoro, più surriscaldato negli Usa, dove inoltre c'è un maggiore squilibrio strutturale tra domanda e offerta. Perciò il presidente della Fed Jerome Powell ha abbandonato l'aggettivo «transitoria» per definire l'inflazione, ora attesa dalla banca centrale americana al 5,3% nel 2021, al 2,6% nel 2022 e al 2,3% nel 2023. Così resterà sopra al target del 2% in tutto l'orizzonte temporale.

Nell'Eurozona non ci sono ancora segnali di aumento duraturo dei salari, che renderebbero l'inflazione non più temporanea, anche se la Bce ha iniziato a conteggiare nelle proiezioni un rafforzamento degli stipendi nel medio termine. Secondo le attese di Francoforte, tuttavia, l'inflazione nell'Eurozona sarà al 2,6% quest'anno, salirà al 3,2% l'anno prossimo, ma poi scenderà di nuovo sotto l'obiettivo nel 2023 e nel 2024 (all'1,8% in entrambi gli anni).

red/lab

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0309:29 gen 2022

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January 03, 2022 03:30 ET (08:30 GMT)