Intorno alle ore 11,35 italiane, i futures sul Brent cedono 65 centesimi, o lo 0,7%, a 92,60 dollari il barile, dopo aver toccato durante la seduta 94,00 dollari, ai massimi da ottobre 2014.

I futures sul greggio Usa perdono 1,11 dollari, o l'1,2%, a 91,21 dollari il barile. Durante la seduta il contratto è salito fino a 92,73 dollari il barile.

L'amministrazione Biden venerdì ha ripristinato le deroghe sulle sanzioni contro l'Iran, per permettere l'esecuzione di progetti di cooperazione internazionale sul nucleare, con le trattative sull'accordo del 2015 ora nella loro fase finale.

Anche se le deroghe sulle sanzioni hanno un impatto limitato sulla debole economia iraniana, il mercato le considera come segnali positivi che indicano che entrambe le parti sono intenzionate a raggiungere un accordo.

Se gli Stati Uniti revocheranno le sanzioni contro l'Iran, lo stato mediorientale potrebbe aumentare le consegne di greggio, rafforzando l'offerta globale.

L'Opec+ fatica a raggiungere i target del gruppo, nonostante le pressioni dai maggiori consumatori per aumentare più rapidamente la produzione.

In aggiunta ai timori sull'offerta, restano alte le tensioni in Europa orientale, dopo che Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha detto ieri che la Russia potrebbe invadere l'Ucraina nel giro di giorni o settimane, anche se è ancora possibile un approccio diplomatico.

(Tradotto a Danzica da Enrico Sciacovelli, in redazione a Milano Gianluca Semeraro)