Alle 11,30 il Brent cede lo 0,38% a 88,16 dollari a barile, dopo aver perso oltre 1 dollaro nelle contrattazioni della mattina. Nella giornata di ieri il Brent aveva toccato quota 89,17 dollari, ai massimi da ottobre 2014.

I futures sul greggio Usa calano dello 0,2% fermandosi a 86,79 dollari a barile, dopo aver perso a loro volta oltre 1 dollaro nelle contrattazioni iniziali. Nella sessione di ieri avevano raggiunto quota 87,91 dollari a barile.

I timori relativi all'offerta sono aumentati questa settimana, dopo che un incendio ha costretto ad una temporanea sospensione dei flussi di petrolio nell'oleodotto che collega la città di Kirkuk in Iraq con il porto turco di Ceyhan.

Un attacco degli Houthi yemeniti contro gli Emirati arabi uniti, il terzo maggiore produttore di greggio nell'Opec, ha aumentato i rischi geopolitici.

A supportare ulteriormente i prezzi si sono aggiunte anche le difficoltà connesse all'aumento di produzione negli stati membri dell'Opec+. Secondo i dati pubblicati ieri dall'International energy agency (Iea), il gruppo ha prodotto 800.000 barili al giorno in meno dei propri target per dicembre.

Iea ha aggiunto che, sebbene il mercato del greggio potrebbe far segnare un surplus significativo nel primo trimestre di quest'anno, le scorte dovrebbero rimanere ben al di sotto dei livelli pre-pandemici. L'agenzia ha anche aggiornato le proprie previsioni per la domanda nel 2022.

Un aumento delle scorte di greggio Usa la scorsa settimana ha invece pesato sui prezzi.

Le scorte di greggio sono aumentate di 1,4 milioni di barili, e quelle di carburante sono cresciute di 3,5 milioni di barili, mentre le scorte di distillati sono diminuite di 1,2 milioni di barili, secondo alcune fonti di mercato, che hanno citato i dati pubblicati ieri dall'American petroleum institute.

(Tradotto da Luca Fratangelo in redazione a Danzica, in redazione a Roma Stefano Bernabei)