"Continueremo a lavorare con ancora maggiore urgenza per riportare in pista un accordo chiave per la non proliferazione e la stabilità regionale", ha detto Mora.

I colloqui indiretti mediati dall'UE sono iniziati martedì con Mora come coordinatore, facendo la spola tra l'inviato iraniano Ali Bagheri Kani e l'inviato speciale di Washington per l'Iran Rob Malley, in stanze separate di un hotel nella capitale del Qatar.

L'Iran rifiuta di tenere colloqui diretti con il suo acerrimo nemico, gli Stati Uniti, il che ha portato all'accordo di colloqui di 'prossimità' con Mora.

Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Naser Kanani, ha detto che Bagheri Kani e Mora "si metteranno in contatto per continuare il percorso e la prossima fase dei colloqui", ha riferito l'agenzia di stampa semiufficiale iraniana Tasnim.

Il patto nucleare sembrava vicino al rilancio a marzo, ma 11 mesi di colloqui tra Teheran e le principali potenze a Vienna sono stati gettati nel caos soprattutto a causa dell'insistenza di Teheran affinché Washington rimuovesse il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC), la sua forza di sicurezza d'elite, dalla lista delle Organizzazioni Terroristiche Straniere (FTO) degli Stati Uniti.

L'agenzia di stampa iraniana Tasnim, affiliata all'IRGC, ha incolpato la "debolezza dell'amministrazione del Presidente Joe Biden e la sua incapacità di prendere una decisione definitiva" per la mancanza di progressi nei colloqui.

"Ciò che ha impedito di portare a termine questi negoziati è l'insistenza degli Stati Uniti sulla bozza di testo proposta a Vienna, che esclude qualsiasi garanzia per il beneficio economico dell'Iran", ha detto Tasnim.

"Washington cerca di far rivivere l'accordo per imporre restrizioni all'Iran senza permettere a Teheran di ottenere alcun beneficio economico".

In base al patto nucleare, Teheran ha limitato il suo programma di arricchimento dell'uranio, un potenziale percorso verso le armi nucleari, sebbene l'Iran affermi di voler ottenere solo energia atomica civile, in cambio di un alleggerimento delle sanzioni economiche.

Ma nel 2018, l'allora Presidente degli Stati Uniti Donald Trump abbandonò l'accordo, definendolo troppo morbido nei confronti dell'Iran, e reimpose dure sanzioni statunitensi, spingendo Teheran a violare i limiti nucleari del patto.