LONDRA (Reuters) - Gli annunci delle decisioni di politica monetaria delle banche centrali, un tempo considerati una bussola per capire i movimenti dei mercati, non lo sono più per i trader.

Prendiamo ad esempio il caso della Federal Reserve di mercoledì sera. La banca centrale ha alzato di 25 punti base i tassi, portandoli ai massimi dal 2007, continuando nel proprio impegno nel combattere l'inflazione.

Tuttavia, l'S&P 500 ha toccato un massimo di cinque mesi poiché gli operatori si sono concentrati sull'idea che la banca centrale più influente del mondo cambierà presto rotta.

Passando all'Europa, la Bce ha varato ieri un rialzo dei tassi da 50 punti base e ha promesso di fare altrettanto a marzo e a seguire.

Anche i mercati della zona euro hanno messo a segno un rally. L'indice azionario Stoxx 600 ha toccato il massimo da aprile, il rendimento del bond decennale tedesco è sceso di 23 punti base, il calo più consistente da quasi un anno, mentre il suo prezzo è salito. I rendimenti italiani hanno registrato il più grande calo su base giornaliera da quando la Bce ha messo in campo gli stimoli di emergenza durante la crisi del 2020 Covid-19.

"I mercati stanno dicendo 'potete dire quello che volete in questo momento, sappiamo che cambierete musica'", ha detto Salman Ahmed, responsabile globale macro e strategic asset allocation di Fidelity International.

DISCONNESSI

Gli investitori sostengono che qualsiasi impegno delle banche centrali sia ora meno importante per i mercati guidati soprattutto dalla convinzione che l'inflazione abbia raggiunto il picco. I mercati prevedono inoltre che l'effetto dei rialzi dei tassi possa rallentare l'economia globale ed entrambi i fattori renderebbero necessaria un'inversione di rotta rispetto all'attuale orientamento monetario nel corso dell'anno.

Gli operatori prevedono che la Fed taglierà i tassi almeno due volte entro la fine dell'anno. Malgrado la Bce abbia fatto del proprio meglio per sembrare "hawkish", i mercati hanno ridotto le aspettative sul livello del tasso di riferimento, portandolo a circa il 3,25% dal 3,4% di ieri.

Mercoledì il governatore della Fed, Jerome Powell, ha detto: "non credo che taglieremo i tassi quest'anno". La presidente della Bce Christine Lagarde ha detto che Francoforte "ha ancora strada da fare e non abbiamo finito".

"Il mercato sta dicendo che la Fed aumenterà i tassi ma dovrà tornare sui propri passi a un certo punto", ha spiegato Jeffrey Sherman, vice Cio di DoubleLine Capital, che gestisce quasi 100 miliardi di dollari di asset, riferendosi all'allentamento dell'inflazione.

L'inflazione negli Stati Uniti è scesa dal massimo di 40 anni toccato l'anno scorso al 6,5%. Nella zona euro, colpita da una crisi energetica legata alla guerra in Ucraina, l'inflazione è scesa all'8,5% il mese scorso.

I rendimenti dei Treasury decennali sono scesi di 50 punti base quest'anno, attestandosi intorno al 3,3%, dopo un'impennata di 236 punti base lo scorso anno.

BUONI MOTIVI

I banchieri centrali hanno buone ragioni per parlare con durezza. Mercati troppo esuberanti rischiano di compromettere i loro sforzi volti ad attuare una politica restrittiva.

"Hanno continuato a parlare con toni 'hawkish', ma il mercato non ci crede davvero", ha detto Sebastian Mackay, gestore di fondi multi-asset presso Invesco.

"In termini di impatto, l'atteggiamento aggressivo (delle banche centrali) sui mercati si è notevolmente attenuato", ha aggiunto.

I mercati stanno anche prezzando uno scenario in cui le principali economie rallentino quel tanto che basta per spingere le banche centrali a smettere di aumentare i tassi, senza precipitare in recessioni acute.

La reazione dei mercati dopo le riunioni delle banche centrali dei giorni scorsi giunge dopo un rally che da tempo ha coinvolto diversi asset.

L'S&P 500 e l'indice europeo Stoxx sono saliti di oltre l'8% ciascuno dall'inizio dell'anno. L'indice sui Treasuries di Bank of America è salito di circa il 3%.

Anche i rendimenti dei gilt britannici sono scesi dopo che la Banca d'Inghilterra ha segnalato ieri una svolta nella sua battaglia contro l'inflazione dopo aver aumentato nuovamente i tassi.

Di solito gli asset rischiosi non salgono quando aumentano i prezzi dei titoli di Stato che gli investitori utilizzano per proteggere i loro portafogli dalle cicli economici negativi.

Tuttavia, i mercati sono riusciti in qualche modo a prezzare "il meglio per tutti", ha detto Joseph Little, chief global strategist della divisione di gestione patrimoniale di Hsbc.

I titoli di Stato, le cui cedole vengono erose in termini reali dall'inflazione, sono saliti sulla prospettiva di shock dei prezzi dell'energia e di problemi della catena di approvvigionamento causati dalle restrizioni per il Covid, che "stanno diventando meno aggressive", ha detto Little.

Alcuni investitori ritengono che i mercati stiano anche sottovalutando il vero impatto della stretta monetaria che opera con un certo ritardo.

"Questa stretta non è stata fatta sul pianeta Marte. È stata fatta sul pianeta Terra e qualcuno deve pagare per ciò", ha aggiunto Ahmed di Fidelity.

(Tradotto da Luca Fratangelo, editing Sara Rossi)