Il dollaro ha mantenuto la sua posizione all'inizio di giovedì, dopo due giorni volatili che hanno visto forti cali seguiti da un rimbalzo, in quanto i trader hanno considerato i dati economici in arrivo come un segnale che la Federal Reserve aspetterà più a lungo prima di tagliare i tassi di interesse.

Il dollaro australiano e quello neozelandese, sensibili al rischio, sono scesi in seguito al calo delle azioni regionali.

La valuta statunitense è rimasta invariata a 1,08425 dollari per euro ed è scivolata dello 0,15% a 151,15 yen, dopo aver recuperato mercoledì il calo più forte dell'anno nei confronti delle principali valute.

L'indice del dollaro - che misura il biglietto verde rispetto all'euro, allo yen e ad altri quattro rivali - ha guadagnato lo 0,11% a 104,43. Ha guadagnato lo 0,31% mercoledì, dopo un crollo dell'1,51% il giorno precedente.

Il dollaro ha tratto sostegno dai numeri delle vendite al dettaglio migliori del previsto, combinati con ulteriori segnali di raffreddamento dell'inflazione, alimentando la narrativa di un 'atterraggio morbido' dell'economia, che consentirebbe alla Fed di avere più tempo prima di tagliare i tassi.

I trader hanno ridotto le probabilità di una prima riduzione entro marzo a meno di 1 su 4, rispetto a più di 1 su 3 del giorno precedente, secondo lo strumento FedWatch del CME Group.

"Sebbene l'inflazione sia in calo, l'economia rimane solida, il che potrebbe persino consentire alla Fed di aumentare i tassi se lo scegliesse", anche se al momento non sembra esserci appetito per un rialzo tra i funzionari della Fed, ha affermato James Kniveton, senior corporate FX dealer di Convera.

Altrove, l'Aussie è scivolato dello 0,29% a 0,64905 dollari, mentre il dollaro neozelandese è sceso dello 0,5% a 0,5993 dollari.

La valuta australiana non è riuscita a trarre sostegno da un forte rimbalzo dell'occupazione, in quanto i trader si sono concentrati sul fatto che i guadagni riguardavano soprattutto il lavoro part-time, mentre il tasso di disoccupazione è aumentato.