MILANO (MF-DJ)--Il presidente eletto dell'Iran, Ebrahim Raisi, ha affermato che la Repubblica islamica non smetterà di sostenere i gruppi di miliziani sciiti che combattono in tutto il Medio Oriente e ha sottolineato che il programma missilistico non è negoziabile, respingendo un obiettivo chiave dell'amministrazione del presidente Usa, Joe Biden, che è impegnata nei colloqui per rilanciare l'accordo sul nucleare del 2015.

Biden ha affermato che qualsiasi nuovo accordo sulle attività nucleari dell'Iran dovrà condurre a discussioni più ampie su come ridurre la sua impronta militare in Medio Oriente. Nella sua prima conferenza stampa a Teheran dopo aver vinto le elezioni venerdì, Raisi ha escluso un simile approccio. "Le questioni regionali e missilistiche non sono negoziabili", ha affermato.

Nel quadro della sua strategia militare in Medio Oriente, l'Iran finanzia e arma le milizie che aiutano Teheran a esercitare influenza e minacciare i suoi nemici e ha anche costruito un formidabile arsenale missilistico. L'Arabia Saudita ha accusato Teheran di aver colpito le sue strutture petrolifere nel 2019. All'inizio dell'anno scorso, l'Iran ha lanciato missili contro le forze statunitensi in una base militare irachena, attacchi che il Corpo della Guardia rivoluzionaria islamica iraniana ha definito una punizione per l'uccisione da parte degli Stati Uniti del generale iraniano Qassem Soleimani.

L'ex presidente Usa, Donald Trump, ha abbandonato l'accordo sul nucleare nel 2018 prima di reimporre le sanzioni che erano state revocate nel quadro dell'intesa e di aggiungerne di nuove. Trump ha affermato di essersi ritirato perché l'accordo non limitava l'attività militare iraniana nella regione e perchè alcune disposizioni sarebbero scadute entro 10 o 15 anni.

Nonostante la sua resistenza a un accordo più ampio sull'impronta regionale dell'Iran, Raisi ha affermato di sostenere il rilancio dell'accordo sul nucleare. Tale passo reimporrebbe freni alle attività di arricchimento dell'Iran in cambio ddell'allentamento delle sanzioni statunitensi. Il presidente eletto ha affermato che l'intesa sul nucleare deve servire gli interessi nazionali di Teheran. "La nostra politica estera non inizia con il Jcpoa e non si limiterà nemmeno a esso", ha detto Raisi, usando l'acronimo per l'accordo.

Il leader supremo dell'Iran, Ali Khamenei, la massima autorità decisionale sulle questioni strategiche del Paese, ha affermato di sostenere anche l'accordo sul nucleare.

Ci si aspetta che Raisi, un giudice veterano ma neofita della politica estera, tenga fede al punto di vista di Khamenei, che include un atteggiamento più contraddittorio nei confronti dell'Occidente rispetto al presidente uscente Hassan Rouhani. Raisi ha detto durante la conferenza stampa di ieri che non è disposto a incontrare Biden.

In contrasto con Rouhani, il cui Governo mirava a rafforzare gli investimenti occidentali in Iran, Raisi sostiene un tipo di resistenza economica che è più focalizzata sullo sviluppo di capacità interne e sulla promozione del commercio tra vicini, oltre che con Cina e Russia.

"Vuole risolvere alcuni problemi ma senza mettere tutte le uova nel paniere dell'accordo sul nucleare", ha detto Foad Izadi, professore associato presso la facoltà di Studi mondiali dell'Università di Teheran. "Vuole lavorare di più con i vicini e collaborare con Cina e Russia", ha spiegato.

L'indifferenza di Raisì nei confronti dell'impegno commerciale con l'Occidente potrebbe limitare la leva americana nell'ottenere concessioni dall'Iran, secondo Henry Rome, analista senior sull'Iran presso l'Eurasia Group a Washington. "Questo atteggiamento rappresenta una vera sfida per Washington. Come convincere l'Iran a fare ulteriori concessioni quando le sue principali mire economiche sono cose che Teheran potrebbe non volere?", ha spiegato. Rome ha aggiunto che l'obiettivo dell'amministrazione Biden di far resuscitare l'accordo sul nucleare "assomiglia molto di più al soffitto, non al pavimento, dell'impegno tra Stati Uniti e Iran nei prossimi anni".

Nelle ultime settimane i negoziatori statunitensi, europei e iraniani a Vienna hanno compiuto un disperato tentativo di raggiungere un accordo per rilanciare l'intesa sul nucleare prima che Raisi si insedi all'inizio di agosto.

Per rispondere alle sanzioni statunitensi, negli ultimi due anni l'Iran ha violato molteplici limiti chiave dell'accordo. L'Iran ora dispone di oltre 15 volte la quantità di combustibile nucleare consentita dall'accordo e ha anche iniziato ad arricchire l'uranio al 60% di purezza, ben oltre il limite del 3,67% previsto dall'intesa.

Anche se i diplomatici europei e americani non si aspettano che Raisi cambi la posizione dell'Iran nei colloqui, la transizione presidenziale a Teheran potrebbe sovraccaricare i negoziati aumentando l'incertezza. A dimostrazione che l'amministrazione iraniana uscente vuole continuare i colloqui, ieri Raisi ha incontrato il ministro degli Esteri, Javad Zarif, uno degli artefici dell'accordo.

La vittoria di Raisi alle elezioni iraniane è stata in parte il risultato della più bassa affluenza alle urne nei 41 anni di storia elettorale della Repubblica islamica, con il 49% degli aventi diritto che si è recata alle urne, rispetto al 73% del 2017, quando Raisi ha perso contro Rouhani. L'affluenza alle urne riflette lo scarso interesse per il voto tra gli iraniani ma le elezioni hanno aiutato i conservatori iraniani a cementare il loro potere nelle istituzioni chiave del Paese, dal Parlamento alla presidenza.

cos

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June 22, 2021 03:22 ET (07:22 GMT)