MILANO (MF-NW)--Per un'Italia equa, ma anche competitiva, la soluzione non sono né il salario minimo né il reddito di cittadinanza. La risposta può essere invece il "reddito civile, ossia la definizione di un livello retributivo dignitoso calibrato sul costo della vita reale dei lavoratori alla luce degli indicatori macroeconomici, ma anche dei territori di appartenenza, dei settori, dei distretti industriali, dei mercati". Questa la proposta dell'avvocato Francesco Rotondi, Consigliere Esperto del Cnel, condivisa con MF-Milano Finanza.

Ad esempio, sulla base del pil italiano 2022, il reddito civile dovrebbe essere parametrico con metodo a 18.102 euro annui a livello nazionale, pari a 10,28 all'ora. Un valore medio che racconta una variazione dai 23.603 euro annui per il Trentino-Alto Adige (13,41 euro all'ora) ai 14.045 euro della Calabria (7,98 euro all'ora). Tra le Regioni che superano la media nazionale anche Lombardia e Lazio con 13,04 e 12,27 euro all'ora. Questo strumento andrebbe infatti a sopperire la natura «meramente numerica del salario minimo, che propone di rappresentare con un numero una vita e che non è ben definito a cosa serva: solo per garantire la sopravvivenza ai beneficiari".

D'altro canto il reddito civile aggiunge alla dinamica della "unilaterale attribuzione del reddito di cittadinanza di una somma ai cittadini per coprire l'inefficienza dello Stato, nel garantire posti di lavoro", la controprestazione dei beneficiari. Difatti, spiega Rotondi, il reddito civile punta a garantire non "la sopravvivenza, bensì l'esistenza del soggetto all'interno della società, consentendogli non solo di usufruire dei servizi, ma di partecipare attivamente alle attività culturali, educative e sociali, anche restituendo alla società in base alle proprie capacità e competenze". Da notare la chiara "bidirezionalità" del reddito civile che ricalca perfettamente la Costituzione Italiana, mettendo in condizione i cittadini di "godere dei diritti che gli spettano, ma anche di rispettare i suoi doveri verso la società a cui appartiene".

In parole semplici: dando oltre che prendendo, "stimolando così la produttività del sistema Paese e la sua competitività anche all'estero»" precisa il giuslavorista. Nondimeno il reddito civile avrebbe il merito di porsi come "ponte tra la politica ormai lontana dalle esigenze reali degli italiani, come già denunciava Enrico Berlinguer nel 1981, e le parti sociali, riconoscendo l'importanza dei corpi intermedi rappresentanti per eccellenza delle volontà dei cittadini". Così, ricostruisce Rotondi, si conserva e si rafforza "il nesso giuridico-economico di sviluppo del patto sociale che è l'innesto civico ed etico per l'economia sociale del Paese, una della colonne portanti delle valutazioni per le banche centrali mondiali e parametri della fiducia, dei rating dei Paesi e delle scelte di investimento industriale, finanziario".

Per di più, conclude il consigliere del Cnel, sempre con lo sguardo al futuro, il reddito civile permetterebbe di ridare centralità all'uomo e alla donna, all'etica, alla civiltà nella società, "un tema ancora più cruciale, adesso con l'avvento dell'intelligenza artificiale che avrà un impatto, già sotto osservazione, su tutto ciò che ruota intorno al cittadino e sulla sua capacità di generare un reddito".

red


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November 06, 2023 04:33 ET (09:33 GMT)