ROMA (MF-DJ)--In scia alle riforme e alle politiche illuminate di Sheikh Saeed al Maktoum prima e poi dal 1990 del figlio Mohammed bin Rashid al Maktoum, emiro di Dubai e vicepresidente degli Emirati Arabi Uniti (Eau), Dubai sta diventando sempre più la nuova Mecca non solo del turismo internazionale, ma anche il concreto simbolo di una crescita economica sostenibile, nonché il vero crocevia finanziario tra Oriente e Occidente, Middle East e Far East. Guardando attraverso Google le immagini fotografiche di Dubai negli anni '60 e comparandole a quelle odierne si ha un quadro esatto di come si sia passati da un piccolo borgo basato sull'allevamento del bestiame, sulla pesca e sulla raccolta di perle alla metropoli più moderna al mondo con oltre tre milioni e mezzo di abitanti. Al Maktoum in pochi anni ha saputo trasformare Dubai con straordinarie idee e costruzioni uniche, la cui elencazione è impossibile in poche righe: aldilà delle bellezze naturali, come le spiagge che appagano anche il turista più esigente, ci sono straordinarie attrazioni quali per esempio, il Burj Khalifa che è, con i suoi 828 metri, l'edificio più alto al mondo; l'acquario e lo zoo subacqueo, la pista olimpionica di pattinaggio sul ghiaccio, l'incredibile museo del futuro, mi limito qui a riportare poche tra le tante cose che possono costituire un polo di attrazione e un tangibile sbocco commerciale per qualsiasi imprenditore, basti pensare ai circa 600 alberghi a cinque stelle, al Dubai Mall ubicato nel pieno centro di Dubai, che è la location più grande al mondo dedicata allo shopping con oltre 1.200 negozi, due grandi magazzini, gli oltre 500 tra bar e ristoranti, aperto 365 giorni all'anno, il tutto su una superficie di oltre un milione di metri quadri (pari a 200 campi di calcio).

Non c'è quindi da stupirsi se le grandi e piccole aziende italiane hanno visto Dubai come uno straordinario e meraviglioso sogno, capace di incrementare in modo esponenziale le sorti del Made in Italy: una burocrazia ridotta all'osso con l'apertura di una società che viene fatta in poche ore, 24 free zone a tassazione zero, imposte doganali molto basse per determinate categorie di prodotti, che mediamente si assestano attorno al 5% fatto salvo per quelli che vengono considerati prodotti dannosi per la salute o l'ambiente quali bevande alcoliche, energy drink e tabacco, sui quali sono state introdotte da qualche anno consistenti accise che arrivano anche al 100%.

Gli italiani sono dolorosamente abituati agli articolati meandri di una soffocante burocrazia: per potere aprire una semplice attività commerciale vengono costringe a decine di adempimenti di qualsiasi natura per poi, dopo tanti mesi di attesa, riuscire ad avviarla. Dopodiché devono soggiacere a una tassazione estremamente gravosa. Ne consegue che ipotizzare di avviare un'attività commerciale a Dubai, sembra semplicemente un sogno perché lì c'è pochissima burocrazia e una tassazione praticamente inesistente il che, per coloro che sanno fare azienda, assicura una pronta, concreta e consistente redditività.

Ma se l'Italia guarda a Dubai, certo Dubai non ignora l'Italia. La forza intrinseca dell'immagine del Made in Italy e la straordinaria reputation di eccellenza e qualità del prodotto italiano, fanno dell'Italia un partner economico privilegiato per Dubai e per gli Emirati Arabi Uniti in tutti quei settori in cui lo stile italiano è più forte, sia esso declinato in termini di design, di food & beverage, di alta moda, di luxury goods o altri standard produttivi di eccellenza. Anche i dati macroeconomici sono chiari in questo senso: secondo i dati del 2020 l'Italia è il secondo partner europeo degli Eau e negli ultimi 10 anni le nostre esportazioni, a parte una forte battuta d'arresto negli anni 2020 e 2021 a causa della pandemia, sono aumentate in modo costante e a oggi le imprese italiane presenti nel territorio sono circa 600 per un numero di circa 13.000 residenti.

Antonello Martinez, fondatore dello studio Martinez & Novebaci.

pev


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April 26, 2023 03:21 ET (07:21 GMT)