ROMA (MF-DJ)--Un piccolo passo per le criptovalute, un grande passo per l'Italia. Si potrebbe riassumere con questa battuta l'insieme di norme sulle cripto contenute nel Ddl Bilancio 2023 varato dal governo e attualmente in discussione. Di fatto, si tratta della prima volta che la materia viene normata in modo così organico, visto che finora i possessori di token e cripto asset usufruivano solo di alcune linee guida da parte dell'Agenzia delle Entrate. Insomma, per certi versi è una rivoluzione, anche se molti dettagli sono ancora da definire, alcuni passaggi sono un po' oscuri e soprattutto il Ddl è ancora in bozza.

"Credo che sia importante sottolineare che il testo è in divenire e che quindi rispetto a quanto emerso finora potrebbero esserci modifiche", spiega subito Marco Valdonio, partner e socio dello studio Maisto e Associati, che tra le varie competenze annovera quelle legate alla fiscalità degli strumenti finanziari. Le criptovalute sono questo, in fondo.

Le plusvalenze nette superiori ai 2.000 euro saranno tassate come quelle da reddito finanziario ossia al 26%. Ma nella bozza si parla anche del 14% e del 3,5%. Nelle chat e nei forum dei possessori di bitcoin si fa confusione e c'è chi ammette di non avere capito molto della proposta.

"Finora c'è stata poca chiarezza sul tema", spiega Valdonio.

«La bozza dell'attuale governo prevede che le plusvalenze sulle cripto vengano tassate e introduce in parallelo il meccanismo della rivalutazione e una sorta di voluntary, per far emergere gli asset non dichiarati negli anni passati». Ovviamente c'è chi pensa che una trasparenza simile disincentiverà tutti i possessori di cripto che amavano stare fuori dai radar del fisco, ma il passo avanti resta importante.

In estrema sintesi, la rivalutazione dal 2023 consentirà (non sarà obbligatoria) a chi ha acquistato cripto in passato di affrancare il valore al 1* gennaio 2023, limitando la tassazione su questa rivalutazione al 14%. La voluntary, invece, peculiarità italiana che non è stata concessa in altri Paesi, prevede che emergano con la denuncia dei redditi cripto che non erano state denunciate in passato con un costo dello 0,5% per ogni anno di non-dichiarazione e del 3,5% in caso di capital gain.

Ovviamente ci sono ancora molti aspetti da valutare. Intanto, le cripto sono asset per loro natura non legati alla territorialità «e da questo punto di vista in futuro a livello internazionale si sta già lavorando a un sistema di scambio di informazioni come accade per i conti bancari», spiega il partner di Maisto. Tra i vari punti dubbi non rimane del tutto chiaro, per esempio, il regime fiscale di alcuni passaggi da una cripto all'altra, «ma probabilmente col tempo ci saranno chiarimenti anche interpretativi, come già successo in passato con strumenti un tempo innovativi, penso per esempio ai derivati», commenta Valdonio.

C'è poi un mondo che si colloca non così distante da quello delle cripto e c'è da scommettere che sarà il prossimo su cui interverranno delle regole, quello del metaverso. «È una fattispecie talmente nuova che non c'è una normativa specifica», spiega Valdonio. Va anche detto che ci sono molti aspetti dell'attuale legislazione che permettono di fare un po' di ordine. Ad esempio, se un'azienda di moda vende Nft nel metaverso, i proventi finiranno nei bilanci in maniera trasparente. Certo, ci sono temi come la territorialità del metaverso ancora tutti da affrontare, «una delle possibilità è utilizzare i criteri di individuazione del luogo in cui è utilizzato il dispositivo dell'utente», conclude il partner di Maisto. Aspetti che saranno i prossimi a finire nell'agenda dei legislatori.

rov


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November 25, 2022 02:13 ET (07:13 GMT)