MILANO (MF-DJ)--«La Brexit per ora ha fatto aumentare la burocrazia». Parola di Sir Paul Smith, che parla con MFF in esclusiva da Londra.

«Molte aziende stanno considerando di avere i propri magazzini in Europa invece che in Inghilterra. Noi prenderemo delle decisioni nei prossimi sei mesi». Il 2020 è stato difficile per questo brand fieramente indipendente, controllato ancora da Sir Paul, con un socio di minoranza giapponese per il 30%. Gli ultimi dati di fatturato diffusi dalla società si riferiscono all'esercizio che ha preceduto la pandemia e registravano vendite dirette per 215 milioni di sterline (pari a 235 milioni di euro) in aumento del 9% sull'esercizio precedente. Il designer ha ridotto l'ultima collezione del 35%, e l'Asia continua a trainare le vendite. Mentre la filiera resta saldamente Made in Italy. Per il 2021 dice: «Allacciamo le cinture di sicurezza».

Che impatto sta avendo Brexit?

Al momento, come tutti in Inghilterra, ci stiamo lamentando delle complicazioni che ci sono state. Ci avevano detto che non ci sarebbero state tariffe, cosa che ovviamente si è rivelata essere non vera, dal momento che dipende dal Paese a cui si sta spedendo qualcosa o da quello di origine per i tessuti e la manifattura. Al momento sta frenando la nostra attività, già provata dalla pandemia.

Potrebbe spostare parte delle sue attività in Europa?

Si tratta di un processo molto complicato, e molte aziende stanno considerando di avere i propri magazzini in Europa invece che in Inghilterra. Noi prenderemo delle decisioni nei prossimi sei mesi. Dobbiamo dare tempo al tempo. Certo,non ne siamo particolarmente contenti a causa dell'aumento della burocrazia.

Quanto produce in Italia?

Tutta la collezione è Made in Italy, ma come sa bene, non sempre la fornitura di filati e tessuti proviene necessariamente dall'Italia. Quindi anche questo sarà complicato. Quasi tutta la parte manifatturiera viene svolta in Italia: alcuni modelli di scarpe sono prodotti in Portogallo, e ancora delle scarpe e della maglieria in Inghilterra, ma la gran parte della produzione si colloca in Italia.

Come è stato il 2020 per il suo brand?

Tutte le aziende, se sono sincere, le diranno che il 2020 è stato un anno difficile e complicato per tutti. Per quanto riguarda il mio marchio, abbiamo sofferto come chiunque altro perché al momento i nostri punti vendita in Inghilterra sono chiusi, e la maggior parte di quelli in giro per il mondo lo sono stati per diversi mesi.

Il 2021 sarà l'anno della svolta? Con i vaccini ancora in corso...

Penso che tutte le aziende dovranno, come diciamo in inglese, «allacciare le cinture di sicurezza». Bisognerà fare le cose con molta cura e attenzione e ridurre le dimensioni delle collezioni. Siamo fiduciosi del fatto che nell'autunno 2021 il virus inizierà ad andarsene e che in alcuni Paesi si tornerà ad avere condizioni di mercato migliori.

Dove sta vendendo di più?

Giappone e Corea del Sud sono sempre stati dei mercati molto importanti per me, e lì continuiamo ad andare molto bene, come anche in Malesia, a Singapore e Taiwan. Lavoriamo in 73 Paesi nel mondo, e quindi ci sentiamo molto fortunati ad avere il mercato asiatico, che in questo momento non sta andando in maniera eccezionale, ma buona.

Ha ridotto i pezzi delle collezioni?

Avevamo deciso già lo scorso anno di fare un taglio del 20%, altrimenti la proposta sarebbe risultata troppo diluita. Quando poi è arrivato il Covid l'abbiamo ridotta di un ulteriore 15%, quindi direi che la nostra riduzione complessiva del 30-35%, a seconda della linea. Abbiamo due linee da donna e due da uomo, gli accessori e le borse, alcune sono state ridotte del 30%, altre del 35%.

È cambiato il suo modo di disegnare?

La nuova collezione è stata disegnata per essere aggiunta al guardaroba esistente di una persona, quindi l'idea non è stata quella di creare qualcosa di sensazionale e insolito, ma piuttosto di realizzare dei capi che possano essere indossati insieme a quello che si ha già. Al momento il nostro e-commerce è cresciuto del 50% rispetto allo scorso anno.

Dopo la pandemia alcuni intendono unire show fisici e digital. E lei?

Quello che potremmo considerare in futuro è di mantenere un evento più tradizionale per Parigi e poi magari fare anche qualcosa di digital. Non abbiamo ancora deciso, ma penso che nessuno nella nostra industria possa già avere una soluzione certa.

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2908:41 gen 2021

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January 29, 2021 02:44 ET (07:44 GMT)