L'avviso di declassamento del credito della Cina da parte dell'agenzia di rating Moody's, martedì scorso, può essere stato una sorpresa per alcuni e uno shock per pochi, ma ha acceso il dibattito per tutti sull'oscuramento della crescita e delle prospettive di mercato per la potenza economica dell'Asia. Le ripercussioni sul mercato sono state immediate: i titoli delle blue chip di Shanghai e l'indice di riferimento Hang Seng di Hong Kong sono crollati di quasi il 2%, e mentre lo yuan onshore ha retto ragionevolmente bene, anche lo yuan offshore ha subito un brusco calo.
L'indice azionario CSI300 è crollato ai minimi da febbraio 2019 e i mercati cinesi saranno probabilmente di nuovo fragili mercoledì.
L'evento principale del calendario asiatico e del Pacifico è la pubblicazione dei dati del PIL australiano del terzo trimestre, un giorno dopo che la Reserve Bank of Australia ha lasciato i tassi di interesse fermi al massimo di 12 anni del 4,35% almeno fino a febbraio.
Il dollaro australiano è stato uno dei maggiori perdenti sui mercati valutari globali martedì, con un calo dell'1% e la sua più grande perdita giornaliera dal 12 ottobre, in quanto i trader hanno considerato la dichiarazione della RBA come meno falco del previsto e meno falco della precedente.
Secondo le previsioni del sondaggio Reuters, la crescita annuale del PIL è rallentata nel periodo luglio-settembre all'1,8% dal 2,1%. Si tratterebbe del tasso di crescita più lento dal primo trimestre del 2021, e sarebbe in linea con una visione dovish della RBA e del dollaro australiano.
Gli investitori saranno attenti anche agli ultimi dati sull'inflazione di Taiwan e alle ultime indagini 'tankan' del Giappone sull'attività manifatturiera e non manifatturiera del Paese.
Si prevede che il tasso annuale di inflazione a Taiwan sia rallentato a novembre al 2,8% rispetto al massimo di 15 mesi del 3,05% di ottobre. I dati di lunedì hanno mostrato che l'inflazione in Corea del Sud e nella capitale giapponese Tokyo il mese scorso è stata più fredda del previsto. I mercati asiatici aprono mercoledì in un contesto di rapido calo dei rendimenti obbligazionari globali; l'ultimo fattore scatenante è stata un'intervista esclusiva di Reuters con l'influente policymaker della Banca Centrale Europea Isabel Schnabel.
Il calo dei tassi e dei rendimenti obbligazionari potrebbe però non essere sufficiente a ravvivare il sentimento in Asia, dopo che Moody's ha abbassato l'outlook del rating A1 del debito cinese a "negativo".
Secondo Moody's, la quantità di denaro che probabilmente Pechino dovrà fornire per sostenere i governi locali e le imprese statali indebitate pone "ampi rischi al ribasso per la solidità fiscale, economica e istituzionale della Cina".
L'agenzia di rating rivale S&P Global ha avvertito che la crescita potrebbe rallentare al di sotto del 3% l'anno prossimo se la crisi immobiliare del Paese si aggrava ulteriormente. Una crescita così bassa in Cina è per molti versi difficile da immaginare. Ma se davvero si profila all'orizzonte, questo spiega perché gli investitori stranieri in Cina stanno ritirando il denaro e perché quelli che non sono ancora in Cina sono riluttanti a investire.
Ecco gli sviluppi chiave che potrebbero fornire una maggiore direzione ai mercati mercoledì:
- PIL dell'Australia (3° trimestre)
- Sondaggi Tankan del Giappone (dicembre)
- Inflazione Taiwan (novembre)