Energia. Le crescenti tensioni in Medio Oriente sostengono i prezzi del petrolio. Nel momento in cui scriviamo, il Brent è salito a 92 dollari, rispetto agli 87,30 dollari del WTI. Un altro fattore di sostegno è il continuo calo delle scorte settimanali degli Stati Uniti, alimentato dall'aumento delle esportazioni statunitensi, che hanno raggiunto una media di 5,3 milioni di barili al giorno secondo gli ultimi dati dell'Agenzia statunitense per l'energia. In Europa, i prezzi del gas naturale si stanno stabilizzando intorno ai 51 euro/MWh.

Metalli. L'oro sta sfruttando appieno il suo status di bene rifugio. Il metallo dorato ha guadagnato il 3% in cinque giorni ed è salito di oltre il 7% dall'inizio del mese, attestandosi a circa 1980 dollari. Le frizioni geopolitiche fanno passare in secondo piano l'impennata dei rendimenti obbligazionari, che salgono senza sosta. Ne è prova il fatto che il rendimento dell'obbligazione decennale statunitense si sta avvicinando alla soglia del 5%. A differenza dell'oro e del petrolio, i metalli industriali restano in fase di consolidamento. Gli operatori restano preoccupati per lo stato di salute del settore immobiliare cinese. In questo contesto, il prezzo del rame si sta stabilizzando a 7990 dollari sull’LME, così come l'alluminio (2185 dollari) e lo zinco (2400 dollari).

Prodotti agricoli. I prezzi dei prodotti agricoli sono aumentati ancora una volta a Chicago, sostenuti dalla siccità in Brasile, che sta interrompendo le spedizioni di cereali del Paese.  Un bushel di grano viene scambiato a 600 centesimi, contro i 505 centesimi del mais.