MILANO (MF-DJ)--La licenza obbligatoria dei brevetti non basterebbe nell'immediato a risolvere i problemi di insufficiente produzione dei vaccini né dal punto di vista industriale né da quello giuridico. Resta aperta la possibilità di far leva su eventuali clausole presenti nei contratti fra l'Unione europea e le aziende farmaceutiche, sostiene Giovanni Guglielmetti, partner di BonelliErede.

Domanda. Alcuni governi stanno valutando di sospendere i brevetti sui vaccini e ricorrere allo strumento della licenza obbligatoria per far produrre le dosi dalle aziende farmaceutiche nazionali. È un'ipotesi realistica?

Risposta. In materia di licenze obbligatorie ogni Paese ha le sue norme. Non esiste un trattato internazionale o uno strumento comunitario immediatamente utilizzabile per in materia e abbastanza rapido di fronte all'attuale emergenza.

D. Il trattato Trips prevede eccezioni alla protezione dei brevetti in caso di crisi sanitarie ed epidemie. Non basta?

R. Sì, ma tali eccezioni andrebbero attuate con norme ad hoc a livello nazionale o comunitario. Di nuovo, i tempi sono incompatibili con l'emergenza. E poi in Europa vige per i farmaci in generale e quindi anche per vaccini un'altra protezione oltre al brevetto.

D. Quale?

R. Quando l'Ema rilascia l'autorizzazione all'immissione al commercio, i farmaci e i vaccini ottengono un'esclusiva regolatoria. Questa protezione copre l'utilizzo delle informazioni contenute nel dossier presentato all'Ema e quindi i risultati di tutto il lavoro clinico e sperimentale necessario a ottenere il via libera delle autorità, impedendo pure per un certo tempo l'immissione in commercio del generico. Anche qualora dovesse ottenere licenza obbligatoria del brevetto sul vaccino, un concorrente dovrebbe perciò ripetere da capo tutti gli studi e i test sul prodotto, procedura che richiede mesi, se non addirittura anni.

D. Non esiste scappatoia nello scudo alzato dai brevetti a protezione dei vaccini?

R. I rimedi andrebbero cercati nei contratti stipulati dall'Ue con le ditte farmaceutiche. Fra le clausole potrebbe essere previsto che l'azienda debba consentire la produzione anche ad altri operatori nel caso in cui non riesca a garantire per tempo le forniture pattuite. In alcuni articoli apparsi sulla stampa di recente se ne è parlato, ma non è possibile verificare l'esistenza di simili clausole perché i contratti sono riservati.

D. Chiedere che i contratti siano resi pubblici è una pretesa legittima?

R. Un certo grado di confidenzialità sugli aspetti economici degli accordi è comprensibile. In questi giorni si sta però discutendo della cogenza degli obblighi di consegna e delle conseguenze in caso d'inadempimento. A questo proposito penso che un adeguato livello di trasparenza, compatibile con le necessità di riservatezza degli aspetti economici, sia esigibile, anche considerata l'importanza della questione e la pressione esercitata dall'opinione pubblica.

D. AstraZeneca sostiene di non avere obblighi di consegna, ma di dover solo fare del suo meglio per rispettare i numeri del contratto...

R. La citata formula «best effort» ricorre spesso nei contratti complessi, non mi stupisce che possa esserci anche in quelli relativi alla fornitura dei vaccini. Tale formula, tuttavia, non esclude l'esistenza di obblighi precisi, e in generale l'uso della espressione «best effort» è comunque un richiamo alla massima diligenza possibile nell'esecuzione dell'obbligo a cui è riferita.

fch

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January 29, 2021 02:26 ET (07:26 GMT)