ROMA (MF-DJ)--Il ministro Fitto varerà molti decreti per snellire le procedure su cui rischia di schiantarsi il Piano nazionale di ripresa e resilienza da 192 miliardi. Anche perché Draghi ha sbagliato a prendere l'intero montante dei prestiti europei.

Lo scrive il settimanale Milano Finanza aggiungendo che a differenza di molti suoi colleghi, Raffaele Fitto si è fatto notare per la sua assenza sui giornali e non perché non gli interessa quello che scrivono. Da politico di lunga esperienza comunitaria è abituato a parlare quando padroneggia completamente i dossier, regola aurea per non finire subito in un angolo a Bruxelles. Questo metodo di lavoro lo ha trasferito a Roma, quando è diventato ministro degli Affari Europei con una delega pesantissima alla realizzazione del Pnrr.

Il ministro nei prossimi dodici mesi porterà avanti il suo lavoro in tre direzioni fondamentali: varo di più decreti legge per cambiare la governance e snellire i processi del Piano Nazionale di Riforme e Resilienza, che dovranno comunque essere concordati con gli uffici della DG Reform, guidati da un altro italiano esperto e capace come Mario Nava; due relazioni al Parlamento («che ancora deve essere informato su molte cose», ha rivelato ai suoi più stretti collaboratori) sul Pnrr e sul Fondo di Sviluppo e Coesione; intervento sulla piattaforma digitale della Ragioneria Generale, Regis, che, come rivelato da MF-Milano Finanza, sta registrando gravissimi ritardi nell'inserimento dei dati su soldi e opere da parte delle amministrazioni dello Stato.

Soprattutto, l'esponente di spicco di Fratelli d'Italia che più conosce la temibile macchina burocratica europea vola e volerà spesso in Commissione per spiegare i cambiamenti che il nuovo esecutivo vuole apportare alle tappe e ai costi del Pnrr per farsi dare anche qualche input-alert che lo renda più forte con i suoi colleghi di governo che si dividono la torta del gigantesco piano Marshall messo in piedi con il Next Generation Eu dopo la pandemia.

La macchina burocratica amministrativa italiana si è incagliata sulle complesse e innumerevoli procedure di aggiudicazione, aggravando senza motivo la difficile situazione della finanza pubblica. E questo è uno dei principali nodi che sta venendo a galla: troppe gare vanno deserte, come quelle ad esempio del 5G, altre hanno importi eccessivamente importanti per l'amministrazione o il piccolo comune cui sono destinati, troppi livelli decisionali rischiano di non far partire mai i cantieri. E la prossima rata di giugno da 19 miliardi sarà appunto solo di debito, una sfida immane per il Paese: se l'Italia fallisse in questo obiettivo si indebiterebbe inutilmente (come se servisse aumentare ancora lo stock di debito pubblico che supera il 160% del pil) per non fare delle opere. L'equivalente di contrarre un mutuo e non comprare la casa cui è destinato.

Per questo il titolare degli Affari Europei vuole scoprire tutte le carte in Parlamento anche sui fondi europei che storicamente il nostro Paese fatica ad utilizzare e che per la prossima tornata consiliare constano di 40 miliardi di euro. Essi possono essere un volano aggiuntivo, se sommati a quelli del Pnrr, o una pietra attorno al collo della burocrazia che fa affondare tutto.

pev


(END) Dow Jones Newswires

January 23, 2023 03:32 ET (08:32 GMT)