MILANO (MF-DJ)--Sta per arrivare il nuovo Btp Futura, con durata questa volta a 12 anni e un premio fedeltà sempre tra il 2% e il 6% per titoli tenuti fino a scadenza. Le cedole minime garantite si conosceranno il prossimo 5 novembre, ma in questa intervista con MF-Milano Finanza il responsabile del debito pubblico del Tesoro, Davide Iacovoni, assicura che non deluderanno gli investitori.

Domanda. Sta per arrivare il nuovo Btp Futura, perché la scelta dei 12 anni?

Risposta. Abbiamo accorciato la durata rispetto all'ultima emissione, nella quale era di 16 anni, perché ci troviamo in una fase in cui i tassi sono un po' in risalita e quindi abbiamo le condizioni per offrire un rendimento interessante anche con una scadenza più vicina a quelle tipicamente gradite al mercato retail. Spingerla a 16 anni è stata una scommessa, ma in quella fase i tassi erano decisamente bassi e per trovare rendimento era necessario allungare le scadenze. La risposta è stata buona ma dopo lunghe analisi abbiamo individuato questa nuova durata, adatta anche sotto il profilo della gestione del debito, che abbiamo ritenuto potesse generare un buon appeal. Gli input che sono arrivati sono di interesse, vedremo come andrà il collocamento visto che ci troviamo in una fase di particolare incertezza legata all'andamento dell'inflazione.

D. Cosa può dirci sui rendimenti?

R. Siamo molto allineati alla curva Btp. Al momento c'è un trend abbastanza rialzista che consentirà agli investitori di trovare buone cedole anche a soli 12 anni di durata.

D. Che stime avete sulla raccolta?

R. Partiamo dalla considerazione che al momento non abbiamo particolari esigenze di cassa. Oggi siamo sopra l'80% del programma complessivo di emissioni per il 2021. Anche se non conosciamo precisamente il fabbisogno delle ultime settimane dell'anno siamo ragionevolmente tranquilli che avremo emissioni contenute da qui a fine 2021. Per il Btp Futura siamo fiduciosi di un risultato comparabile con le altre emissioni. Certo ci sono alcune incognite: la principale è la fase di incertezza sull'inflazione anche se i tassi stanno risalendo proprio per questo. È però un ragionamento molto razionale e sappiamo bene che ci sono anche considerazioni più emotive soprattutto per il mercato retail. Siamo comunque fiduciosi in un buon bacino di raccolta.

D. Se i conti pubblici andranno meglio del previsto potrebbe essere cancellato qualche collocamento?

R. Abbiamo un certo ottimismo sulla possibilità di avere un fabbisogno finale inferiore ai 150 miliardi stimati nella Nadef. Quest'anno partivamo da previsioni molto più alte, fino a giugno si pensava di stare sopra i 200 miliardi. Insomma potremo proseguire con scioltezza fino a fine anno e poi decideremo se cancellare qualche collocamento, non abbiamo ancora un quadro preciso.

D. Ci sarà spazio entro fine anno anche per Btp Italia?

R. Quest'anno non avevamo scadenze, se si vanno a guardare i tassi reali poi sono schiacciati sullo zero, non sarebbe un prodotto di appeal al momento, vedremo poi quale sarà la dinamica il prossimo anno. Sicuramente nel 2022 abbiamo una piccola scadenza del Btp Italia e ci sono spazi per pensare a nuovi collocamenti, di certo lo strumento è vivo e vegeto: piace al mercato e ci ragioneremo a partire da fine anno.

D. E il Btp in dollari?

R. È uno strumento molto complesso da gestire, sul quale siamo molto impegnati anche perché è molto apprezzato all'estero, soprattutto ha trovato un buon gradimento nei mercati asiatici. Abbiamo tutta l'intenzione di coltivarlo, vedremo se riusciremo a riportarlo sul mercato entro fine anno. Bisognerà considerare una serie d'elementi ma è un dossier che stiamo guardando molto da vicino. Sicuramente ci torneremo anche nel 2022.

D. Alti livelli d'inflazione hanno fatto rialzare il costo degli interessi sul debito nel 2021 rispetto all'anno prima. C'è il rischio che questa variabile incida stabilmente in futuro sugli interessi passivi?

R. C'è stato sicuramente un importante repricing di tutti gli strumenti legati all'inflazione, per i quali come costo si considera il maturato (tutto quello che andrebbe corrisposto fino alla scadenza, ndr), per cui quando ci sono inversioni forti, come in questo caso, in cui siamo passati dall'1% a circa il 3% l'impatto si sente inevitabilmente. Noi pensiamo che questo andamento dell'inflazione proseguirà ma che sarà temporaneo, siamo posizionati sulle stesse stime della Bce, per cui anche l'effetto sulla spesa per interessi viene calcolato come temporaneo.

D. Quanto pesano i titoli indicizzati sul totale dello stock italiano?

R. Abbiamo una quota di indicizzati di circa il 10%, scelta non casuale ma voluta perché abbiamo bisogno di un mix di titoli che dal punto di vista dell'emittente performi meglio con l'inflazione alta e con quella bassa. Avere il giusto mix è prudente e dai nostri modelli è sempre venuta fuori questa quota. Il prossimo anno abbiamo poche scadenze sui titoli legati all'inflazione e quindi sarà molto facile rinnovare il portafogli in scadenza, ma se ci limitassimo a questo, visto che lo stock è previsto in crescita, la percentuale potrebbe ridursi sotto al 10%. Valuteremo in corso di anno se puntare solo ai rinnovi o andare oltre per mantenere la percentuale attorno al 10%.

fch

(END) Dow Jones Newswires

November 01, 2021 06:06 ET (10:06 GMT)