MILANO (MF-DJ)--"Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa, che costituiscono il gruppo Brics delle economie in via di sviluppo, rappresentano il 40% della popolazione mondiale e circa il 32% dell'economia mondiale in termini di parità di potere d'acquisto. Il commercio della Russia con questo gruppo ha rappresentato il 20% del suo commercio totale nel 2021, rispetto al 12% nel 2010. Dal punto di vista della Russia - e con altri Paesi che hanno espresso il loro interesse a entrare a far parte del gruppo Brics - tra cui Argentina, Egitto, Iran, Turchia e, più recentemente, Arabia Saudita - c'è molto da guadagnare dal rafforzamento dei legami commerciali ed economici e molte pressioni per farlo".

Lo ha detto Levon Kameryan, Associate Director del team Sovereign Ratings di Scope Rating, sottolineando che "la guerra in Ucraina e le sanzioni hanno minato le prospettive di crescita della Russia. Prevediamo che l'economia russa sarà di circa l'8% più piccola alla fine del 2023 rispetto a dove era nel 2021, mentre alla fine del 2021 prevedevamo che l'economia russa sarebbe cresciuta di circa il 5% nel 2022-23. In altre parole, l'economia russa sarebbe stata di circa il 14% più grande nel 2023 se non fosse stato per la guerra, indicando quanto sia stato elevato il costo economico finora. E' improbabile che la Russia compensi completamente la tecnologia persa, i mercati di esportazione e l'accesso ai sistemi finanziari globali attraverso una maggiore integrazione con i partner Brics+".

"Non tutti i Paesi Brics+ condividono l'urgenza della Russia di diversificare il commercio lontano da Stati Uniti ed Europa o di integrare i rispettivi sistemi finanziari e de-dollarizzare le proprie economie, non da ultimo quando l'aumento dei legami commerciali con la Russia corre il rischio di sanzioni secondarie statunitensi ed europee", ha proseguito, spiegando che "in Russia, due terzi del valore aggiunto in macchinari, apparecchiature elettriche e computer provenivano in genere da paesi esteri, con circa la metà da Ue, Stati Uniti, Regno Unito, Giappone e Corea del Sud, che hanno tutti imposto sanzioni. Le importazioni russe di beni high-tech e componenti correlati da questi Paesi sono diminuite di circa il 75% tra febbraio e agosto 2022. In totale, le importazioni di beni si sono più che dimezzate a 5 miliardi di dollari nello stesso periodo. Le importazioni dai Paesi Brics sono aumentate di quasi il 50% a 8,6 miliardi di dollari, principalmente a causa del commercio con la Cina".

Kameryan ha sottolineato che "sarà difficile per la Russia sostituire tale volume e varietà di beni high-tech sanzionati e altre importazioni strategiche dalla Cina o da altri Brics+, trovare alternative locali. Gli Stati Uniti hanno tagliato fuori l'economia russa non solo dalla tecnologia americana, ma anche dagli articoli di produzione straniera basati su o che la contengono. L'uso da parte della Russia di componenti importati più costosi e di qualità inferiore limiterà la crescita della produttività, in modo cruciale nell'industria petrolifera e del gas, poiché il paese sviluppa reti di approvvigionamento alternative più complesse. Ad esempio, la quota di chip semiconduttori difettosi importati dalla Cina sarebbe aumentata al 40% dal 2% nel periodo prima dell'escalation della guerra in Ucraina. La Russia ha parzialmente diversificato le sue esportazioni di energia lontano dall'Europa. Le esportazioni di greggio verso Cina, India e Turchia sono più che raddoppiate da febbraio, superando i 2 milioni di barili al giorno. I tre Paesi hanno acquistato più della metà delle esportazioni russe in agosto e settembre".

"L'integrazione commerciale e finanziaria della Russia con altri Paesi Brics+ continuerà ad aumentare, ma non necessariamente o interamente a vantaggio della Russia, anche escludendo infrastrutture significative e colli di bottiglia logistici che la Russia deve affrontare", ha aggiunto, evidenziando che "la Russia sta scoprendo che anche nel commercio energetico non ha necessariamente il sopravvento. La Russia ha dovuto vendere greggio con uno sconto considerevole agli acquirenti asiatici poiché i Paesi del G7 stanno lavorando per un tetto massimo sulle vendite di petrolio russo".

"La strategia" di allontanamento dal dollaro "della Russia si tradurrà inevitabilmente in un maggiore utilizzo del renminbi che ha i suoi inconvenienti. La Russia diventerà dipendente dalle politiche economiche cinesi e da un'economia molto più ampia, equivalente a quasi il 60% della produzione aggregata dei Brics. Lo yuan cinese è sempre più percepito come un proxy del dollaro in Russia, anche se manca della fungibilità internazionale della valuta statunitense. Lo yuan rappresenta ora circa il 26% degli scambi nel mercato valutario russo, rispetto a meno dell'1% prima di febbraio", ha concluso Kameryan.

cos


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October 31, 2022 11:27 ET (15:27 GMT)