Il Ministro del Clima del Pakistan, Sherry Rehman, che ha fatto parte della campagna dei Paesi in via di sviluppo per ottenere l'impegno al vertice delle Nazioni Unite di due settimane in Egitto, ha salutato la decisione storica come "un anticipo sulla giustizia climatica".

Ma il testo dell'accordo lascia in sospeso una serie di dettagli cruciali da definire l'anno prossimo e oltre, tra cui chi contribuirà al fondo e chi ne beneficerà.

Ecco cosa c'è da sapere sull'accordo:

COSA SI INTENDE PER 'PERDITA E DANNO'?

Nei colloqui sul clima delle Nazioni Unite, il termine "perdite e danni" si riferisce ai costi sostenuti a causa di eventi climatici estremi o impatti, come l'innalzamento del livello del mare.

Finora i finanziamenti per il clima si sono concentrati soprattutto sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, nel tentativo di frenare il riscaldamento globale, mentre circa un terzo è stato destinato a progetti per aiutare le comunità ad adattarsi agli impatti futuri.

I finanziamenti per le perdite e i danni sono diversi e coprono specificamente il costo dei danni che i Paesi non possono evitare o a cui non possono adattarsi.

Ma non c'è ancora un accordo su cosa debba essere considerato come "perdite e danni" causati dal cambiamento climatico - che potrebbero includere infrastrutture e proprietà danneggiate, così come ecosistemi naturali o beni culturali più difficili da valutare.

Un rapporto di 55 Paesi vulnerabili ha stimato che le perdite combinate legate al clima negli ultimi due decenni sono state pari a 525 miliardi di dollari, ovvero il 20% del loro PIL collettivo. Alcune ricerche suggeriscono che entro il 2030 tali perdite potrebbero raggiungere i 580 miliardi di dollari all'anno.

CHI PAGA CHI?

In passato, i Paesi vulnerabili e gli attivisti hanno sostenuto che i Paesi ricchi, che hanno causato la maggior parte del cambiamento climatico con le loro emissioni storiche di gas serra, dovrebbero pagare.

Gli Stati Uniti e l'Unione Europea hanno resistito a questa argomentazione, temendo una spirale di responsabilità, ma hanno cambiato la loro posizione durante il vertice COP27. L'UE ha sostenuto che anche la Cina - la seconda economia più grande del mondo, ma classificata dalle Nazioni Unite come Paese in via di sviluppo - dovrebbe pagare.

Alcuni governi hanno assunto impegni di finanziamento relativamente piccoli ma simbolici per le perdite e i danni: Danimarca, Belgio, Germania e Scozia, oltre all'UE. La Cina non si è impegnata ad effettuare alcun pagamento.

Alcuni finanziamenti esistenti delle Nazioni Unite e delle banche di sviluppo aiutano gli Stati che devono affrontare perdite e danni, anche se non sono ufficialmente destinati a questo obiettivo.

Restano da definire anche i dettagli su quali Paesi o disastri si qualificano per il risarcimento.

COSA DICE L'ACCORDO COP27?

Il fondo concordato al vertice delle Nazioni Unite in Egitto avrà lo scopo di aiutare i Paesi in via di sviluppo che sono "particolarmente vulnerabili" al cambiamento climatico, un linguaggio voluto dalle nazioni ricche per garantire che il denaro vada ai casi più urgenti, limitando al contempo il bacino dei potenziali beneficiari.

L'accordo stabilisce una tabella di marcia per il futuro processo decisionale, con raccomandazioni da presentare al vertice delle Nazioni Unite sul clima del prossimo anno per le decisioni, tra cui la supervisione del fondo, il modo in cui il denaro sarà distribuito - e a chi.

L'accordo prevede che i fondi provengano da una serie di fonti esistenti, comprese le istituzioni finanziarie, piuttosto che affidarsi ai Paesi ricchi per i versamenti.

Alcuni Paesi hanno suggerito che anche altri fondi esistenti potrebbero essere una fonte di denaro, anche se alcuni esperti affermano che problemi come i lunghi ritardi rendono questi fondi inadatti ad affrontare le perdite e i danni.

Altre idee includono la richiesta del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, di una tassa sui profitti inaspettati delle aziende di combustibili fossili per raccogliere fondi.