Coloro che attendono con impazienza la rubrica quotidiana di Anthony Bondain non saranno sorpresi: oltre il 70% degli investitori ritiene che la Fed manterrà i tassi invariati. Buona o cattiva notizia? Il buon senso vi direbbe che "dipende", a seconda di come la si veda, dal tempo e dal passare del tempo. Per ora, la prospettiva di una pausa dovrebbe sostenere il mercato azionario e in particolare consentire alle small e mid-cap di riprendersi. Tuttavia, una vera accelerazione rialzista sembra plausibile solo in caso di uno scenario macroeconomico di "soft-landing" associato a una riduzione dei tassi di interesse nel futuro prossimo. È lo scenario a cui la maggioranza degli investitori sembra volersi aggrappare, come dimostrano le aspettative sulla traiettoria prevista dei tassi di interesse statunitensi.

L'altra possibilità, attualmente favorita dalla stessa Fed e da alcune banche d’investimento statunitensi, prevede che lo status quo di giugno sia una semplice pausa in un ciclo di aumento dei tassi che non è ancora terminato. I rendimenti a 2 e 10 anni dovrebbero quindi superare i loro picchi dello scorso ottobre, con un effetto a catena sui titoli tecnologici, come nel 2022. Un investitore avveduto, dunque, osserverà attentamente ogni segnale di debolezza in questo settore nelle prossime settimane per confermare una delle due ipotesi.

Tuttavia, esiste un terzo scenario che è stato in qualche modo relegato in secondo piano: quello di una recessione economica. Relegato perché se ne parla molto da mesi, ma non si vede nulla di concreto. Se il calo della fiducia dei consumatori si combina con la fine del periodo di utilizzo dei risparmi accumulati nel periodo Covid, è probabile che il consumo statunitense crollerà rapidamente, trascinando con sé il mercato azionario. A quel punto, la Federal Reserve abbasserà i tassi di interesse per cercare di arginare la crisi economica e finanziaria, indipendentemente dal livello di inflazione fino al prossimo ciclo.