ROMA (MF-DJ)--Oggi è la seconda giornata della visita del premier Mario Draghi in Israele e Palestina. Una visita importante visto il ruolo «determinante» di Israele per blindare i negoziati tra Russia e Ucraina e dirigerli verso un vero processo di pace.

In effetti, scrive la Stampa, pochi Paesi hanno un rapporto così viscerale con Mosca e con Kiev. Lo dimostrano le preoccupazioni di queste ore a Gerusalemme. Il governo di Naftali Bennett si trova ad affrontare la gestione di un nuovo esodo di ebrei russi e ucraini in fuga verso Israele, compresi diversi sopravvissuti alla Shoah. Il tema è stato toccato ieri durante i colloqui di Draghi con il presidente Isaac Herzog e con il ministro degli Esteri Yair Lapid, in carica come futuro premier, se reggerà la staffetta con Bennett. Oggi il capo del governo italiano incontrerà il primo ministro. Lo farà dopo la visita allo Yad Vashem e prima di recarsi a Ramallah, in Cisgiordania, per il bilaterale con il premier palestinese Mohammad Shtayyeh.

Draghi è arrivato in Israele con l'obiettivo di convincere Bennett a impugnare le trattative e attaccarsi al telefono con Putin. La diplomazia italiana crede che da qui a un mese e mezzo, comunque entro l'estate, possano crearsi le condizioni per portare il presidente russo al tavolo della pace. Putin ha grande considerazione degli israeliani e ha sempre voluto mantenere buoni rapporti, lo provano le scuse rivolte al governo di Tel Aviv dopo la gaffe del suo ministro degli Esteri Sergey Lavrov su «Hitler ebreo». Subito dopo Gerusalemme, Draghi andrà a Kiev, poi lo aspettano il Consiglio europeo, il G7 in Germania, il summit Nato a Madrid e il vertice con il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ad Ankara. Il fatto che la tappa in Israele avvenga prima di tutti questi incontri e a due giorni dalla trasferta a Kiev con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron - la data, tenuta segretissima, è stata anticipata ieri dalla Stampa - dà ancora più sostanza al faccia a faccia con Bennett e alle informazioni di prima mano che l'israeliano può fornire sui russi.

La richiesta che Draghi ribadirà è netta: «Israele può aiutarci ad arrivare il prima possibile alla pace». Durante il discorso al Tempio italiano, dedicato alla storia di Israele, alla comunità ebraica e alla battaglia culturale contro l'antisemitismo, il premier ha ammantato di attualità un passo che richiama tutti i Paesi alla responsabilità contro la violenza di Mosca: «In momenti di crisi, di incertezza, di guerra - come quello che stiamo vivendo - è ancora più importante opporsi con fermezza all'uso politico dell'odio». Al momento è la Turchia a tenere la regia dei fragili tentativi di negoziato. Quando la situazione sul campo di battaglia lo renderà possibile servirà, secondo Draghi, uno sforzo maggiore di Israele per agevolare una soluzione. È quello che chiederà anche la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen che ieri è arrivata a Gerusalemme.

Di certo la presenza di Von der Leyen rafforza la volontà dell'Europa nel coinvolgere Israele come mediatore. E di farlo sapendo anche il peso che ha Tel Aviv nel Mediterraneo. Sulla crisi del grano e la sicurezza alimentare, di cui si è parlato con Lapid, e sul gas. Sull'energia si stanno giocando equilibri geopolitici importanti. E il governo italiano non vuole farsi sfuggire nessuna opportunità. La sponda di Israele è cruciale per diversificare ulteriormente gli approvvigionamenti e accelerare l'affrancamento dal metano di Mosca.

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1408:45 giu 2022


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