BRUXELLES/KIRCHBERG (Lussemburgo) (awp/ats/ans) - Mentre l'ombra di rischi al ribasso portati dalla crisi nel Mar Rosso si allunga sull'economia continentale, i livelli di debito per sei paesi del club dell'euro, Grecia e Italia in testa, sono ormai consolidati ben oltre la soglia psicologica del 100% rispetto al prodotto interno lordo (Pil). Lontanissimi anche dall'obiettivo del 60% sancito nel Trattato di Maastricht. Un lieve segnale positivo sembra però arrivare dalla discesa registrata dall'Ufficio statistico dell'Unione europea (Eurostat) nel 2023: alla fine del terzo trimestre, il debito pubblico dell'Italia si è attestato al 140,6% del Pil rispetto al 142,5% del secondo trimestre. E nell'Eurozona è diminuito all'89,9% rispetto al 90,3%.

Nell'attesa che l'accordo politico sulla riforma del Patto di stabilità si concretizzi, garantendo ai governi nuovi parametri per disegnare traiettorie realistiche di rientro, il debito italiano si conferma il secondo più alto tra i venti paesi dell'area euro - facendo tuttavia segnare la quinta riduzione più significativa in tutta l'Ue nel trimestre (-1,8 punti percentuali) - dopo la Grecia al 165,5% del Pil (-1,6 punti) e davanti alla Francia al 111,9% (+,01).

Seguono la Spagna al 109,8 (-1,4), il Belgio al 108% (+2,1) e il Portogallo al 107,5% (-2,5). Mentre all'altro estremo della graduatoria i livelli più bassi si rilevano in Estonia (18,2%, -0,3 punti), Lussemburgo (25,7%, -2,6), e Lituania (37,4%, -0,7). Un trend che si conferma anche su base annua, rispetto cioè al terzo trimestre del 2023, quando in Italia il rapporto debito-Pil era 143,1% e nell'Eurozona al 92,2%.

Il quadro, rilanciato sulle reti sociali anche dal commissario europeo per l'economia Paolo Gentiloni, è accompagnato dagli ultimi dati di Eurostat sul deficit: nel terzo trimestre si è attestato al 2,8% del Pil nell'Eurozona, in leggera flessione rispetto al 3% (soglia limite di Maastricht) dei tre mesi precedenti. A incidere sui saldi pubblici, è l'osservazione dell'istituto europeo di statistica, sono ancora "le misure volte ad alleviare l'impatto" del caro energia. E la riduzione del debito, osservano gli economisti, sembra essere dovuta "principalmente dalla crescita del denominatore", vale a dire il Pil, "più che alle variazioni del debito stesso".

Ora, davanti a "un ambiente economico volatile", l'impegno espresso dal ministro delle finanze belga Vincent Van Peteghem, alla guida dell'Ue, è di non lasciare "nulla di intentato" per arrivare a una gestione responsabile delle finanze capace di "riequilibrare la riduzione del debito e gli incentivi per riforme e investimenti". Trovando l'accordo finale entro fine legislatura.