ANGLE plc ha annunciato che la Edith Cowan University di Perth, in Australia, ha pubblicato i risultati di uno studio su pazienti con cancro ovarico utilizzando il sistema Parsortix®. L'obiettivo primario di questo studio era quello di dimostrare la capacità di valutare l'espressione dei marcatori epiteliali e mesenchimali, nonché lo stato di PD-L1, delle cellule tumorali circolanti (CTC) isolate utilizzando il sistema Parsortix, che può aiutare a prevedere se i pazienti risponderanno ai farmaci immunoterapici. Il sistema Parsortix è stato selezionato dai ricercatori per lo studio grazie alla sua capacità di arricchimento imparziale delle CTC, permettendo di isolare sia le cellule tumorali epiteliali e mesenchimali che quelle in transizione (EMTing-CTCs). Questo è clinicamente rilevante perché, sebbene la transizione verso un fenotipo mesenchimale sia associata a un aumento del potenziale metastatico e a una prognosi peggiore, molti metodi di isolamento delle CTC, compreso il principale sistema basato su anticorpi, catturano solo le cellule epiteliali e non le cellule mesenchimali e EMTing. Il sangue di 16 pazienti con cancro ovarico è stato raccolto e trattato con il sistema Parsortix. Le CTC isolate sono state colorate con più marcatori per determinare il loro fenotipo (epiteliale, EMTing o mesenchimale) e il loro stato PD-L1. Le CTC sono state identificate nel 63% dei pazienti e, di queste CTC, il 61% erano esclusivamente epiteliali, il 26% esclusivamente mesenchimali e l'11% erano positive sia per i marcatori epiteliali che mesenchimali (EMTing-CTCs). Il restante 2% ha espresso solo il marcatore specifico dell'ovaio. La metà dei pazienti con CTC rilevabili era positiva a PD-L1. Le CTC positive a PD-L1 erano più comuni tra le CTC EMTing, rappresentando il 76% delle CTC EMTing osservate, con un'associazione significativa tra le due rispetto alle CTC epiteliali e mesenchimali. Questo studio evidenzia il potenziale di questa procedura di colorazione multimarcatore di essere utile nelle indagini sullo stato di PD-L1, valutando la sua utilità come biomarcatore per selezionare i pazienti da includere negli studi clinici che probabilmente risponderanno meglio ai trattamenti di immunoterapia. Attualmente la percentuale di pazienti che rispondono agli inibitori di PD-L1 o PD-1 è bassa, intorno al 13% - 50%, indicando una chiara necessità di migliorare la selezione dei pazienti in quanto i non rispondenti non beneficiano del trattamento ma rischiano di sviluppare una malattia iper-progressiva e tossicità del farmaco con eventi avversi immuno-correlati.