MILANO (Reuters) - La quasi totalità dei pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva ha la variante Delta, nonostante l'attenzione mondiale sia sulla grande infettività della Omicron, almeno all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

"La caratteristica comune dei pazienti Covid in terapia intensiva è che sono quasi tutti non vaccinati e praticamente tutti con la variante Delta", dice a Reuters Luca Lorini, direttore del dipartimento di anestesia e rianimazione e di quello di emergenza e area critica dell'ospedale di Bergamo, provincia epicentro della prima ondata di coronavirus nel 2020.

"Da ottobre, con l'avvio della cosiddetta quarta ondata, abbiamo avuto 83 malati di Covid in terapia intensiva, 81 dei quali con la Delta e solo 2 con la Omicron", precisa il professor Lorini.

"In totale, di queste persone in terapia intensiva, il 70% sono non vaccinati e il 21% con la vaccinazione 'scaduta', cioè vaccinati da più di sei mesi - prosegue il primario - La caratteristica comune è: non vaccinato e con la Delta. E' assolutamente così".

Non c'è al momento uno studio a livello nazionale sulla variante prevalente nelle terapie intensive, ma all'Istituto Superiore di Sanità fanno notare che i numeri generali più recenti dell'ultima ondata, caratterizzata dalla netta predominanza della Omicron, suggeriscono una conferma nazionale di quanto riscontrato a Bergamo: l'aumento dei casi di contagio e la diminuzione dei numeri di occupazione posti letto nelle terapie intensive.

"I ricoverati nei reparti ordinari invece sono quasi tutti Omicron - continua il professor Lorini - Ma difficilmente questi finiscono in terapia intensiva".

A parte l'essere non vaccinati e con la Delta, non c'è invece una unica fascia d'età per le persone in intensiva.

"La popolazione nella terapia intensiva è eterogenea per età, dai 40 in su - spiega il direttore - In questi giorni abbiamo 16 persone ricoverate, fra queste anche una donna di 40 anni e un uomo di 52".

"Quel che non ho mai visto nel mio reparto di terapia intensiva è un vaccinato con terza dose, non ce ne sono", puntualizza.

A proposito della pressione sulle rianimazioni, il professor Lorini è piuttosto esplicito. "Se non ci fossero i pazienti non vaccinati, io in quattro mesi invece di 83 ne avrei ricoverati 4, per dirla in breve".

(Emilio Parodi, in redazione a Milano Gianluca Semeraro)