ROMA (MF-DJ)--"Negli atti depositati ci sono i miei continui inviti ad affrontare il tema delle manutenzioni e del controllo del ponte in maniera organica e risolutiva nonostante le rassicurazioni dei tecnici interni ed esterni. Ma questo purtroppo non ha evitato la tragedia. E la documentazione raccolta dagli inquirenti solleva tanti legittimi interrogativi sulla gestione degli ultimi 50 anni che dovranno essere chiariti anche nel mio interesse. Il processo dirá qual è la veritá, a cui tutti hanno diritto e per rispetto di coloro che della tragedia hanno tanto sofferto".

Lo afferma in un'intervista al Corriere della Sera Giovanni Castellucci, ex numero uno di Atlantia, la holding di controllo di Autostrade, di cui era amministratore delegato nel momento del crollo del Ponte Morandi a Genova il 14 agosto 2018 e tra i 59 imputati. "Incoscienza, negligenza, immobilismo, comunicazioni incomplete e fuorvianti" per oltre 50 anni della vita del ponte. L'accusa nei confronti dei 59 imputati per il crollo del viadotto racconta una sterminata galleria di errori ed omissioni che portarono ad una tragedia in cui persero la vita 43 persone. Famiglie distrutte. Una cittá, una Regione e non solo messe in ginocchio.

I numeri dell'accusa parlano chiaro, del totale dei lavori fatti sul viadotto dal 1982 a oggi per il 98% sono stati eseguiti dal concessionario pubblico, e solo per meno del 2% da quando è diventato privato. 50 anni di inerzia: i cavi della pila collassata "non sono stati oggetto di alcun sostanziale intervento di manutenzione".

A quasi tre anni dalla tragedia ed a indagini finalmente concluse, Castellucci spiega che "a indagini concluse e atti depositati emerge anche un'altra veritá rispetto a quanto fin qui rappresentato: gli incidenti probatori hanno evidenziato che giá nel 2000, quando la societá fu privatizzata, il margine di sicurezza dello strallo del pilone 9 nel punto di rottura (cd reperto 132) si era ridotto dell'80%, nonostante l'importante ciclo di manutenzione del 1993 eseguito dallo Stato prima di consegnarci il Ponte. Perchè il difetto di costruzione era occulto. Ma anche prima della tragedia i lavori sul ponte erano continui: il giorno dopo la caduta Il Secolo XIX titolò "crolla il ponte dei cantieri infiniti". Erano interventi di miglioramento della struttura e non correttivi perchè nessuno dei tecnici ipotizzava la presenza del difetto di costruzione, per questo figurano alla voce investimenti e non manutenzioni".

L'ex manager era a capo della societá che gestiva quel viadotto su cui passavano migliaia di auto e camion al giorno e secondo l'accusa "c'era un diffuso stato di corrosione delle armature". "Per me - dice Castellucci - non c'è nulla di pacifico. Ma lo stesso incidente probatorio ha evidenziato che i cavi degli stralli avevano una ossidazione superficiale o al massimo modesta, tanto è vero che non sono stati nemmeno analizzati nel dettaglio; sul reperto 132, invece, la corrosione profonda era stata provocata da una serie di errori di costruzione: cavi portanti affastellati, bolla d'aria nel getto di calcestruzzo, guaine di protezione troppo corte, materiali estranei, fessurazioni diffuse. Il tutto sotto quasi mezzo metro di cemento armato. Un difetto occulto, ma viene da chiedersi se non sia stato addirittura occultato, dato che quello fu l'unico pilone a non essere mai stata sottoposto alla prova di carico obbligatoria per legge. Tecnici qualificati nel 1993, e cioè in occasione della precedente ristrutturazione, decisero per il pilone 9 solo l'impermeabilizzazione, con una prognosi di rivalutazione al 2030. Impostarono anche un sistema di monitoraggio attraverso una tecnologia elettrica che però non identificò il difetto, perchè, come riportato dai periti, il modo piú sicuro per individuare il problema sarebbe stato di demolire tutto il cemento armato e mettere a nudo i cavi profondi. Ma si sarebbe dovuto sapere dove e cosa cercare".

"Nella consulenza tecnica di una delle parti offese viene riportata un'affermazione forte: nel 1993 fu "decretata la sorte" del ponte. E a sovrintendere quei lavori c'erano un collega di Morandi e l'ordinario del Politecnico di Milano. Quella stessa relazione dice anche che nessun tecnico ha mai preso in considerazione un crollo per la corrosione dei cavi primari: quelli piú profondi e protetti che tenevano in piedi il ponte", continua.

Sulla conclusione delle indagini che teorizza la presenza di una tendenza a risparmiare sulle manutenzioni e dare piú dividendi agli azionisti l'ex a.d. afferma che "i dividendi annui inseriti nel piano finanziario dopo la mia uscita e nonostante le nuove regole tariffarie sono circa il doppio di quelli distribuiti durante la mia gestione. Quanto alla spesa su ponti, viadotti e sicurezza dopo la privatizzazione del 2000 era piú che raddoppiata. Ed era tutto alla luce del sole".

Castellucci respinge le accuse che si basano anche sulle telefonate fatte da Mion, storico amministratore delegato fino al 2016 della holding dei Benetton, che, intercettato, parla espressamente di riduzione delle manutenzioni. "Non è vero e i numeri, pubblici, lo dimostrano. Tenga conto che le migliaia di intercettazioni fatte dopo la tragedia, su persone indagate o che potevano diventarlo, erano anche suscettibili di strumentalitá per scagionarsi, accusare, compiacere, senza rispondere di quanto dichiarato. Prese complessivamente vi si legge tutto e il contrario di tutto. Piú in generale vorrei ricordare che i rapporti miei e dei miei manager con Edizione Holding, con Gilberto Benetton, l'a.d. Mion, il d.g. Bertazzo e con il cda erano continui: mai una tensione o divergenza su dividendi o manutenzioni".

"Si vogliano addossare le responsabilitá a me. Dopo la privatizzazione abbiamo lavorato e investito tanto proprio sul tema della sicurezza.

Tutor, asfalto drenante, cantieri notturni e tanto altro avevano ridotto radicalmente il numero di morti sulla strada: circa 300 vite risparmiate ogni anno. Eravamo considerati un modello in tema di sicurezza. E anche su Aeroporti di Roma avevamo applicato lo stesso metodo con successo trasformandolo in un punto di riferimento in Europa. Piuttosto mi stupisce il tentativo di tutti coloro che avevano un ruolo per assicurare la sicurezza e i controlli di trasformare dopo la tragedia quella che era la condivisione totale in ignoranza di tutto. Certo che mi domando se nel mio ruolo avrei potuto fare qualcosa di diverso", conclude.

pev

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June 28, 2021 05:02 ET (09:02 GMT)