Non c'è cambiamento di tendenza: nonostante le ristrutturazioni strategiche più o meno continue, la traiettoria di crescita - a perimetro reale, ovvero su una base di cambio comparabile - rimane anemica, e il margine operativo ai minimi degli ultimi dieci anni.

La crescita delle vendite nei mercati emergenti - in America Latina, Africa e Medio Oriente - compensa le scarse performance in Europa e negli Stati Uniti, sebbene sia doveroso elogiare il successo delle recenti iniziative commerciali intraprese in questi mercati sviluppati.

La generazione di cassa del trimestre è negativa - meno di 12 milioni di euro - a causa del fabbisogno di capitale circolante. Pertanto, a seguito degli investimenti di 22 milioni di euro e dei 28 milioni dedicati ai riacquisti di azioni, la liquidità diminuisce notevolmente.

Notiamo che Bic ha riacquistato 453.000 titoli a febbraio e marzo a un prezzo medio di 61 euro, ovvero circa x12-x13 l'utile in contanti per azione. A tali livelli di valorizzazione, queste operazioni non sono criticabili; tuttavia, preferiremmo una strategia più ambiziosa, ad esempio orientata verso la crescita esterna.

Il gruppo gestisce un marchio eccezionale: la famiglia Bich non starà forse perdendo l'opportunità di valorizzarlo ulteriormente giocando solo in difesa?

Nel lungo periodo, ovvero tra il 2012 e il 2022, il fatturato è rimasto stabile mentre i margini hanno subito una compressione continua. Se la generazione di cassa è stata mantenuta a livelli equivalenti - con un free cash flow medio di 200 milioni di euro all'anno - si deve alla sapiente riduzione dell'intensità capitalistica dell'attività.

Purtroppo, i guadagni in questo senso probabilmente non sono infiniti.