MILANO (Reuters) - Il Cda di Mediobanca ha deliberato di integrare l'ordine del giorno dell'assemblea del 28 ottobre con le proposte formulate da Leonardo Del Vecchio di modifica dello statuto per ciò che riguarda alcune regole di governance anche se su un punto ha formulato una proposta alternativa.

Il mese scorso Delfin, la holding di Del Vecchio prima azionista di Mediobanca con il 18,9%, ha chiesto l'integrazione dell'ordine del giorno dell'assemblea mettendo ai voti l'eliminazione del requisito statutario secondo cui tre consiglieri (o due in caso di Cda con un numero di consiglieri pari o inferiore a 13) devono essere dirigenti di Mediobanca da almeno tre anni e l'incremento del numero di consiglieri di minoranza con la previsione che più liste possano concorrere alla loro nomina.

Questa proposta è stata interpretata come modo per fare pressione sull'AD Alberto Nagel anche alla luce dello scontro in corso sul rinnovo del board di Generali che vede contrapposti Mediobanca, primo azionista triestino e a favore della conferma del Ceo Philippe Donnet, e Del Vecchio, terzo azionista triestino, che insieme a Francesco Gaetano Caltagirone spinge per una sostituzione del top manager.

In linea generale il Cda ha ritenuto che la richiesta di Del Vecchio "sia legittima, conforme alle previsioni di legge, ed ha, pertanto, deciso di darvi esecuzione, integrando l'ordine del giorno", si legge in una nota.

Ha tuttavia rilevato "che il socio Delfin non ha promosso un engagement preventivo con la società ricorrendo direttamente ai soci, in difformità alla prassi ormai consolidata nella interazione tra azionisti e società quotate", prosegue la nota.

Per ciò che riguarda le singole proposte, il Cda "condivide la prima richiesta di eliminare le previsioni statutarie relative alla presenza dei dirigenti in consiglio" e ricorda che "riflette gli orientamenti maturati dopo la scorsa assemblea alla luce delle interlocuzioni intrattenute con proxy advisor e investitori istituzionali" e che "ne era stata prevista la calendarizzazione per l'assemblea del 2022 in vista del rinnovo del consiglio nel 2023".

Sulla seconda richiesta, il consiglio osserva che "calata nella specificità dell'azionariato di Mediobanca, possa non garantire la rappresentanza degli investitori istituzionali" e "appare in contraddizione" rispetto all'evoluzione degli assetti proprietari, alla capacità del mercato di monitorare l'andamento della banca e al dichiarato obbiettivo di Delfin di diversificare ulteriormente la composizione del board aumentando la quota di pertinenza delle minoranze e il numero delle liste rappresentate.

Per questa ragione il consiglio ha formulato una proposta alternativa, che verrà messa ai voti qualora quella di Del Vecchio sia bocciata, in base alla quale si assegna alle minoranze un numero variabile di amministratori nella misura pari al 20% dei componenti, si assicura la presenza alla componente rappresentativa degli investitori istituzionali, a oggi il 50% del capitale di Mediobanca, riservando almeno un posto alla lista di minoranza meno votata e si riduce dal 5% al 2% del capitale la soglia minima di voti per nominare un amministratore tratto dalla seconda lista di minoranza.

Le delibere sono soggette all'autorizzazione di Bce, conclude la nota.

(Gianluca Semeraro, in redazione a Milano Sabina Suzzi)