MILANO (MF-DJ)--Dipanare la matassa Ferrarini è sempre più complicato. Continuano ad allungarsi i termini del salvataggio del gruppo alimentare di Reggio Emilia al centro di una contesa, anche legale, tra il tandem Pini-Amco e la cordata Gsi/Bonterre-Opas-Hp, sostenuta da Intesa Sanpaolo e Unicredit (e appoggiata dalla Coldiretti), due dei quattro creditori bancari esposti per 200 milioni.

Perché mentre la Dg Competition Ue ha chiesto lumi al governo italiano sul ruolo e sulla possibile tematica degli aiuti di Stato di Amco - ieri, intanto, l'agenzia Fitch ha alzato i rating - e analizza il caso, i tempi per la definizione della procedura concorsuale slittano. La questione è arrivata alla Corte Costituzionale, che nei prossimi mesi si pronuncerà sulla competenza territoriale del Tribunale di Reggio Emilia o di quello di Bologna si erano rivolte Intesa e Unicredit. Ora si è aperto anche il fronte della Corte dei Conti.

Nei giorni scorsi, secondo quanto appreso da MF-Milano Finanza, è stato depositato un ricorso alla sezione Sorveglianza dell'organismo di rilievo costituzionale da parte da Re-Food, la newco della cordata Gsi/Bonterre-Opas-Hp, relativo «all'impudente gestione da parte di Amco» che nella partita Ferrarini ha più di un ruolo: è creditore, è azionista al 20% del veicolo Rilancio industrie Alimentari controllato (80%) da Pini, che ha fatto la proposta di concordato e ha pure concesso un finanziamento da 12 milioni al gruppo alimentare emiliano. Nello specifico è stato chiesto l'avvio di una istruttoria da parte della Corte dei Conti sulla stessa Amco, oggetto poi assieme a Ferrarini e Pini di un secondo esposto al Tar della Campania sempre in merito alle medesime tematiche.

Nelle more di queste partite legali non va trascurato che continua a slittare l'adunanza dei creditori della società che è fondamentale per la valutazione delle due offerte e per il salvataggio dell'azienda stessa.Intanto il gruppo alimentare guidato da Lisa Ferrarini ha approvato i conti d'esercizio del 2019 (il consolidato non è stato più stilato), chiusi con ricavi per 126,76 milioni, in calo dell'8,7%, un mol di 3,1 milioni (a fronte di un dato negativo di 46,5 milioni del 2018) e una perdita di 3,3 milioni rispetto a un rosso di 66 milioni dell'anno precedente e con un patrimonio netto negativo di 175,2 milioni. I revisori dei conti di Bdo non hanno espresso un giudizio. Mentre il gruppo Pini nel 2019 ha prodotto un fatturato di 63,7 milioni in calo rispetto ai 70 milioni dell'anno precedente e un utile di 1,33 milioni rispetto a profitti per 3,18 milioni. Ma della società produttrice di bresaole non si conoscono i dati di mercati di Ungheria, Polonia e Spagna: in quest'ultimo mercato di recente ci sono stati problemi di natura sindacale.

fch

(END) Dow Jones Newswires

January 15, 2021 03:06 ET (08:06 GMT)