ROMA (MF-DJ)--L'aumento di capitale di Saipem è di fatto finito, e le banche del consorzio garante si preparano ad accollarsi una percentuale a due cifre di azioni inoptate. Sette sedute, tra le più turbolente del semestre nero di Piazza Affari, non avrebbero convinto gli investitori a sottoscrivere titoli del gruppo di ingegneria per 2 miliardi di euro. Di cui 1,12 miliardi riservati al mercato, e un 44% ai due soci perno Eni e Cassa depositi e prestiti, rispettivamente al 30,5% e al 12,5%.
Non ci sono dati ufficiali, e nessuno parla volentieri. Ma il persistente calo delle azioni e dei diritti fa ritenere a fonti al lavoro sul dossier che l'inoptato finale, scrive Repubblica, sarà almeno pari a quello di inizio 2016, quando il 12,2% dei 3,5 miliardi di euro di titoli Saipem offerti restò al consorzio di garanzia, e ricollocato in Borsa un mese dopo.
Nelle sette sedute di offerta l'azione è salita da 1,8 a 2,5 euro (ma perde il 50% da inizio anno), i diritti sono scesi da 16,52 euro a zero. Chi li ha comprati potrà, l'11 luglio in cui si regola l'operazione, opzionare con un diritto 95 nuove azioni Saipem al prezzo di 1,013 euro. Poiché è lo stesso prezzo di accollo concordato con le banche, il mercato sembra dirci che non c'è un compratore marginale.
Saipem S.p.A. è una società specializzata in servizi d'ingegneria e di costruzione destinati all'industria petrolifera e del gas. Il fatturato per attività è ripartito come segue:
- servizi d'ingegneria, costruzione e installazione (94%): servizi offshore (condotte sottomarine, piattaforme petrolifere, ecc.) e onshore (condotte in ambienti ostili, unità per la produzione di idrocarburi, installazioni per trivellazioni, raffinerie, ecc.), e costruzione di unità produttive flottanti;
- prestazioni di trivellazione offshore (6%).
La ripartizione geografica del fatturato è la seguente: Italia (4,4%), Europa (11,3%), Medio Oriente (29%), Africa subsahariana (26,5%), Estremo Oriente (11,6%), Americhe (8,8%), Comunità degli Stati Indipendenti (7%) e Nord Africa (1,4%).