Mercoledì Salesforce ha pubblicato i suoi risultati trimestrali, il che ha generato una perdita di 40 miliardi di dollari nelle contrattazioni after-hours. Ieri il prezzo delle azioni è crollato del 20%.

Va detto che il gruppo guidato da Marc Benioff è da tempo sotto pressione. Gli attivisti di Elliott Management, Starboard Capital e ValueAct, tra gli altri, hanno sentito l'odore del sangue e minacciano di mordere da un momento all'altro.

Una serie di acquisizioni dubbie, o comunque probabilmente strapagate, come Slack, Tableau e Mulesoft, nonché una serie di spese ingenti hanno scatenato le loro ire.

Inoltre, nonostante una crescita spettacolare su tutta la linea — con un aumento del fatturato di sette volte in dieci anni — i margini operativi di Salesforce sono rimasti inguaribilmente bassi, o comunque ben al di sotto di quelli di aziende direttamente comparabili come Adobe o ServiceNow.

Questo ha oscurato la performance di un gruppo che rimane comunque una formidabile macchina da soldi, con un free cash flow dopo le stock option di 6,7 miliardi di dollari lo scorso anno. 

Ma dallo scorso anno la tendenza sembra essere in miglioramento. I margini sono aumentati e dovrebbero migliorare ulteriormente quest'anno, raggiungendo il 20%. Sono state inoltre intraprese diverse iniziative per dimostrare agli azionisti che le acquisizioni troppo aggressive appartengono al passato.

Se il mercato sta reagendo male alla pubblicazione di mercoledì, è senza dubbio perché il ritmo di crescita sta rallentando. Per l'esercizio finanziario, il cui primo trimestre si è appena concluso, Salesforce prevede una crescita delle vendite compresa tra l'8% e il 9%.

Si tratta comunque di una performance rispettabile per un gruppo con un fatturato di 35 miliardi di dollari, e ancor più con una generazione di cassa che ha nuovamente superato ogni record negli ultimi tre mesi.

Su base prospettica, la valutazione di Salesforce è tornata a un livello potenzialmente molto interessante di venti volte il free cash flow. Anche al culmine del panico causato dalla pandemia, questa valutazione non era scesa sotto le trenta volte il free cash flow.