(Reuters) - I trader prevedono che la Banca centrale europea inizierà quasi sicuramente a tagliare i tassi d'interesse a giugno, ma hanno bisogno di un disco verde giovedì da parte dei responsabili politici di Francoforte.

"Gli investitori cercano una conferma dell'arrivo di un taglio a giugno", osserva Guy Miller, chief market strategist di Zurich Insurance Group. "Se non sarà così, il mercato rischia di entrare in crisi".

1/ IL TAGLIO A GIUGNO È AFFARE FATTO?

Più o meno, visto che molti policymaker hanno indicato giugno come probabile data di inizio dell'allentamento. Anche per il falco Klaas Knot quel periodo è plausibile, mentre l'austriaco ultra-hawkish Robert Holzmann ha fatto sapere che non si opporrebbe.

Secondo Frederik Ducrozet, responsabile della ricerca macroeconomica di Pictet Wealth Management, la Bce vorrà vedere dati ampiamente in linea con le proprie aspettative per poter effettuare un taglio.

"Anche se ci fossero sorprese verso l'alto in un indicatore, non credo che questo impedirebbe loro di tagliare", afferma.

Una potenziale preoccupazione resta l'inflazione dei servizi, rimasta al 4% per mesi riflettendo una crescita dei salari relativamente rapida.

2/ COSA DIRÀ LA BCE QUESTA SETTIMANA?

Probabilmente segnalerà l'imminente taglio dei tassi. La domanda è se indicherà giugno come data.

Se preferirà essere cauta, potrebbe dire che i dati si stanno muovendo nella giusta direzione per un taglio, oppure segnalare una mossa condizionata a statistiche che verranno diffuse prima di giugno, dicono gli analisti.

I dati della scorsa settimana, che hanno mostrato un calo inaspettato del Cpi al 2,4% a marzo, dovrebbero dare fiducia a Francoforte che il mese scorso ha abbassato le proprie stime sull'inflazione.

"Potrebbe accadere che venga quasi preannunciato un decremento dei tassi", afferma Carsten Brzeski, global head of macro di Ing.

Gli investitori cercheranno anche eventuali dettagli sul ritmo del ciclo di tagli una volta iniziato.

3/ QUALI SONO GLI ELEMENTI CHE LA BCE DEVE VEDERE NEI PROSSIMI DATI SUI SALARI?

I banchieri centrali vogliono vedere ulteriori segnali di rallentamento dopo che la crescita salariale negoziata è scesa al 4,47% nel quarto trimestre dal record a 4,69% del trimestre precedente.

La Bce ha individuato nei salari il fattore più importante per determinare la possibilità di tagliare i tassi. Il fatto che i dati del primo trimestre saranno diffusi a maggio è il motivo fondamentale per cui la Bce non si muoverà giovedì.

"Penso che il primo taglio a giugno avverrà anche se i salari mostreranno solo un moderato miglioramento", dichiara Reinhard Cluse, capo economista europeo di Ubs.

4/ UN ULTERIORE RIDIMENSIONAMENTO DELLE ASPETTATIVE SULL'ALLENTAMENTO USA POTREBBE CAMBIARE L'OUTLOOK PER LA BCE?

Non molto. L'economia della zona euro è molto più debole di quella statunitense, quindi la Bce dovrebbe essere in grado di muoversi per prima anche se la Fed non ridurrà i tassi a giugno, secondo gli analisti.

Una domanda importante è se la Fed taglierà molto meno di quanto previsto dai mercati.

I trader non scontano più a pieno le tre riduzioni dei tassi indicate dai banchieri all'ultimo Fomc, mentre alcuni analisti cominciano a mettere in dubbio che la banca centrale Usa taglierà il costo del denaro quest'anno.

Se la Fed non dovesse ammorbidire la propria politica quest'anno, Brzeski di Ing vede due tagli da parte della Bce anziché tre, dato il potenziale impatto inflazionistico di un calo dell'euro che potrebbe derivare dall'aumento del divario tra i tassi di interesse degli Stati Uniti e quelli della zona euro.

5/ QUANTO È PREOCCUPANTE L'AUMENTO DEI PREZZI DEL PETROLIO?

Non molto. Le tensioni geopolitiche e le aspettative di un aumento della domanda hanno spinto i prezzi del Brent ai massimi di cinque mesi, oltre i 90 dollari. Si tratta di un valore superiore ai 79 dollari il barile previsti dalla Bce per il 2024.

I movimenti attuali sono comunque "molto modesti" rispetto a quelli visti dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e ogni conseguente aumento dell'inflazione dovrebbe essere temporaneo, commenta Salomon Fiedler, economista di Berenberg.

"Non dovrebbero influenzare più di tanto il percorso politico della Bce", sottolinea.

Inoltre, i prezzi del gas naturale, un fattore chiave che ha spinto l'inflazione oltre il 10% nel 2022, sono scesi dall'inizio dell'anno.

(Yoruk Bahceli, Stefano Rebaudo, tradotto da Laura Contemori, editing Valentina Consiglio)