Seguiranno: 1) tabella con le previsioni sull'andamento del Pil elvetico da parte dei principali istituti 2) tabella con le previsioni sull'andamento dell'inflazione da parte dei principali istituti 3) eventuali reazioni degli analisti alle novità odierne.

ZURIGO (awp/ats) - Per la seconda volta consecutiva la Banca nazionale svizzera (BNS) lascia invariato il tasso guida: il costo del denaro rimane così fermo all'1,75%, ai livelli in cui si trova dallo scorso giugno. E l'istituto non parla più di futuri aumenti.

La decisione comunicata oggi nell'ambito del tradizionale esame trimestrale della situazione economica e monetaria era perfettamente in linea con le attese: gli esperti (31 analisti interpellati dalla Reuters) erano infatti unanimi nel puntare sullo status quo, mentre tre mesi or sono, in settembre, la maggioranza aveva ancora scommesso su un rialzo che però non c'è stato.

A cambiare è però stato il cosiddetto "wording", le enunciazioni di accompagnamento che vengono analizzate nei minimi dettagli dagli analisti, perché una parola è potenzialmente in grado di cambiare il corso dei mercati globali. Nel suo comunicato la BNS parla ora di una pressione inflazionistica diminuita e promette di "adeguare la politica monetaria per far sì che l'inflazione a medio termine si mantenga nell'area di stabilità dei prezzi". Non si fa più quindi menzione di eventuali ulteriori inasprimenti della politica monetaria, come era stato il caso ancora in settembre. Né di potenziali vendite di valuta estera.

La posizione attuale della BNS è quindi di equilibrio. "Attualmente riteniamo che i rischi al rialzo e al ribasso per l'inflazione siano pressoché bilanciati", ha affermato il presidente della direzione generale Thomas Jordan nella conferenza stampa seguita alle prime comunicazioni della banca. "Le condizioni monetarie sono attualmente adeguate", ha aggiunto l'economista 60enne che ormai già dal 2012 è alla testa dell'istituto. Malgrado ciò la BNS si dice ancora pronta a intervenire sul mercato dei cambi, se dovesse essere necessario.

L'orientamento della BNS giunge all'indomani della decisione della Federal Reserve, che a sua volta ha mantenuto invariato il prezzo del denaro, aprendo a tre possibili tagli dei tassi nel 2024. In giornata sono attese anche le decisioni della Banca centrale europea (Bce) e della Banca d'Inghilterra.

La Banca nazionale si muove in un contesto elvetico che vede un rallentamento della crescita dei prezzi. L'inflazione, che era ancora al 3,4% in febbraio, è infatti ulteriormente scesa: da giugno (1,7%) è sotto l'obiettivo di stabilità dei prezzi fissato dalla BNS (che come noto è inteso come un rincaro compreso fra 0% e 2%) e in novembre ha toccato un minimo da due anni a 1,4%.

L'entità guidata da Jordan ha così corretto al ribasso le sue stime relative al futuro: i prezzi al consumo dovrebbero salire del 2,1% quest'anno, dell'1,9% nel 2024 e dell'1,6% nel 2025. Tre mesi or sono i pronostici erano più elevati, rispettivamente di 2,2%, 2,2% e 1,9%. La correzione - spiegano gli esperti della BNS - è dovuta ai valori del rincaro più bassi del previsto registrati di recente, alla minore pressione inflazionistica proveniente dall'estero e a una leggera diminuzione degli effetti di secondo impatto (affitti, salari). La progressione dei prezzi avverrà peraltro in un contesto di debole crescita economica nei prossimi trimestri: l'espansione del prodotto interno lordo dovrebbe attestarsi a un valore compreso fra lo 0,5% e l'1% nel 2024 (prima stima).

Per tenere sotto controllo il rincaro la BNS si è mossa da tempo. Dopo aver mantenuto il tasso di riferimento fermo in zona negativa per oltre sette anni, a partire da 18 mesi or sono l'istituto guidato da Thomas Jordan ha proceduto a cinque aumenti del tasso guida nello spazio di poco più di un anno, operando un primo rialzo il 16 giugno 2022 (da -0,75% a -0,25%), un secondo il 22 settembre 2022 (da -0,25% a +0,50%), un terzo il 15 dicembre 2022 (da +0,50% a +1,00%), un quarto il 23 marzo 2023 (da +1,00% a +1,50%) e un quinto il 22 giugno 2023 (da +1,50% a +1,75%). Il tasso è così salito al livello più elevato dal 2009, dove è rimasto confermato anche lo scorso 21 settembre, quando non vi sono state variazioni.

Come noto dal giugno 2022 la BNS non considera più troppo elevata la quotazione del franco: la forza della moneta elvetica permette infatti di ergere un vallo contro l'inflazione importata. Questo ha portato il franco a rafforzarsi notevolmente: nel corrente ultimo mese dell'anno il corso dell'euro ha così toccato un minimo, sfiorando gli 0,94 franchi (per la precisione 0,9404, lo scorso 7 dicembre). Si è trattato del valore più basso mai registrato dal 15 gennaio 2015, il giorno del "Francogeddon", quando la BNS abolì la soglia minima di cambio con il franco precedentemente fissata a 1,20, scatenando sui mercati valutari quello che i cambisti vissero come un'apocalisse.