ZURIGO (awp/ats) - Nelle loro prime valutazioni gli analisti appaiono soddisfatti dell'andamento dell'inflazione in Svizzera. E lo sguardo si rivolge già alla Banca nazionale (BNS), che il prossimo 21 settembre dovrà decidere se aumentare ulteriormente il costo del denaro o se optare per una pausa.

"Sia la Federal Reserve statunitense che la Banca centrale europea guardano sicuramente con invidia alla Confederazione", afferma Thomas Gitzel, capo economista della VP Bank. Attualmente la repubblica dei 26 cantoni non ha più un problema di inflazione. Secondo l'esperto è soprattutto rallegrante l'ulteriore calo dell'inflazione di fondo, cioè quella al netto delle componenti più variabili.

Anche il suo collega Karsten Junius di J. Safra Sarasin valuta i dati sull'inflazione come "molto positivi". Si assiste in particolare a una pressione salariale molto bassa, fa notare. Fredy Hasenmaile, capo economista di Raiffeisen, ha una visione simile: gli aumenti degli affitti diventeranno probabilmente il principale motore dell'inflazione in futuro, invece la tornata di ritocchi degli stipendi in autunno dovrebbe essere moderata.

In modo non univoco viene per contro valutata la probabile reazione della Banca nazionale svizzera (BNS) a questi sviluppi. Gitzel prevede un aumento del tasso di interesse guida in settembre di altri 25 punti base, al 2,0%, a causa dei continui rischi di inflazione derivanti dai prossimi aumenti degli affitti. Dello stesso avviso è Hasenmaile: anche se è improbabile che l'inflazione superi la soglia del 2% in modo duraturo, la BNS probabilmente non vuole correre rischi ed è quindi probabile che aumenti nuovamente i tassi a titolo preventivo. Per Junius, invece, le possibili pressioni sui prezzi derivano da effetti transitori, a cui la BNS potrebbe rispondere con misure di politica monetaria se l'inflazione di fondo rimanesse bassa.