ZURIGO (awp/ats) - Il dollaro diventa sempre più conveniente per gli svizzeri: la valuta statunitense ha toccato stamane un nuovo minimo pluriennale, sotto gli 88 centesimi. A pesare, secondo gli esperti, è l'incertezza riguardo al futuro della politica monetaria americana.

Poco prima delle 08.30 il biglietto verde è stato scambiato a 0,8764 franchi, il corso più basso dal gennaio 2021: per ritrovarne uno ancora inferiore bisogna risalire al gennaio 2015, dopo che la Banca nazionale svizzera (BNS) abolì il tasso minimo di cambio franco-euro di 1,20.

Dall'inizio del 2023 la moneta a stelle e strisce è scesa di circa il 5% rispetto al franco. E la contrazione potrebbe proseguire: ad esempio gli esperti di UBS vedono la valuta di Washington a 0,85 franchi alla fine dell'anno e a 0,83 franchi nel giugno 2024. Entro il 2030 potrebbe addirittura scendere a 60-70 centesimi.

Secondo Antje Praefcke, analista presso Commerzbank, crescono i dubbi sulla possibilità che la Federal Reserve aumenti ulteriormente i tassi di interesse in autunno, tanto più che sulla scia della progressione del costo del denaro l'economia americana ha cominciato a mostrare i primi segni di rallentamento. Inoltre vi è incertezza sull'andamento della congiuntura globale dopo i rialzi dei tassi e in questi casi il franco beneficia nuovamente del suo status di porto sicuro.

Anche Thomas Flury, esperto di cambi presso UBS, ritiene che il mercato stia giungendo alla conclusione che la Fed abbia gradualmente terminato i rialzi dei tassi d'interesse. "Il movimento odierno fa peraltro parte di una tendenza di più lungo periodo", spiega all'agenzia Awp.

Nell'immediato i trader valutari attendono i dati sull'inflazione statunitense di giugno, che saranno pubblicati oggi pomeriggio: è previsto un ulteriore calo del rincaro. "Il mercato è cauto in vista del rincaro negli Stati Uniti", afferma Praefcke. "Se dovesse calare in modo significativo la probabilità di un altro rialzo dei tassi di interesse in autunno diminuirebbe".

Anche la persistente inflazione elevata in Europa gioca a sfavore del dollaro: la Banca centrale europea (Bce) continuerà infatti ad aumentare i tassi di interesse a ritmi relativamente brevi, spiega Flury. Allo stesso tempo, questo fa pensare che la BNS non abbia a sua volta finito con i ritocchi verso l'alto. Inoltre l'istituto guidato da Thomas Jordan vuole acquistare franchi: una valuta nazionale forte rappresenta infatti la seconda arma della BNS per far fronte all'inflazione.