Le attività dei mercati emergenti hanno avuto un inizio tiepido lunedì, dopo che i commenti cauti dei responsabili politici della Federal Reserve degli Stati Uniti hanno appesantito le aspettative del mercato di un atteggiamento dovish da parte della banca centrale.

L'indicatore MSCI dei titoli dei mercati emergenti è sceso dello 0,3%, mentre un paniere di valute è scivolato dello 0,2% rispetto al dollaro alle 0930 GMT.

Sia gli indici azionari che quelli valutari avevano registrato guadagni settimanali, in quanto la Fed aveva mantenuto i tassi di interesse fermi mercoledì e aveva segnalato probabili tagli dei tassi l'anno prossimo.

Tuttavia, il rally è stato di breve durata, in quanto il sentimento di rischio si è affievolito dopo che il Presidente della Federal Reserve Bank di New York, John Williams, ha dichiarato venerdì che è troppo presto per discutere il taglio dei tassi di interesse della banca centrale.

Il dollaro è diminuito dello 0,2% rispetto ad un paniere di valute, dopo aver perso l'1,3% la scorsa settimana.

"Il dollaro sta recuperando terreno dopo la reazione dei funzionari della Fed alle scommesse sul taglio dei tassi. Tuttavia, il Dot Plot dovish potrebbe funzionare come un'ancora per i tassi e mantenere il dollaro morbido fino alla fine di dicembre", ha dichiarato in una nota Francesco Pesole, stratega FX di ING.

La maggior parte dei titoli asiatici è scesa, con le azioni di Hong Kong che hanno registrato un calo di quasi l'1%.

Le banche cinesi stanno mettendo in vendita i cattivi prestiti ad un ritmo record, in quanto le autorità di regolamentazione spingono per uno smaltimento più rapido dei debiti in sofferenza, a causa dell'aumento delle inadempienze dei consumatori durante una ripresa economica post-COVID in crisi.

Lo yuan cinese è scivolato dello 0,2% a 7,1313 per dollaro, in quanto la debolezza dei fondamentali economici ha trascinato il sentimento, superando i benefici derivanti dalle vendite in dollari degli esportatori verso la fine dell'anno.

In Europa, la corona ceca è rimasta stabile contro l'euro dopo che i dati hanno mostrato che i prezzi alla produzione di novembre sono aumentati dello 0,8% su base annua, mancando le previsioni di un aumento dell'1,0%.

Il fiorino ungherese ha toccato un minimo di quasi due mesi e l'ultima volta è stato visto in ribasso dello 0,4% rispetto all'euro, in vista della decisione di politica monetaria di martedì, in cui si prevede che la banca centrale del Paese taglierà i tassi di interesse di 75 punti base.

La lira turca ha toccato nuovi minimi a 29,0665 contro il dollaro.

Il rand sudafricano è rimasto invariato, mantenendo i guadagni della scorsa settimana.

L'economia israeliana è cresciuta più lentamente di quanto si pensasse inizialmente nel terzo trimestre, secondo i dati mostrati domenica, sulla scia della guerra di Israele con il gruppo militante palestinese Hamas, contribuendo ad aumentare le prospettive dell'inizio dei tagli dei tassi.

Lo shekel israeliano è aumentato dello 0,4% rispetto al dollaro.

In Sud America, l'attenzione del mercato si concentrerà sul Cile, dopo che domenica gli elettori del Paese hanno respinto una nuova costituzione conservatrice per sostituire il testo attuale che risale alla dittatura di Augusto Pinochet.