Il dollaro ha mantenuto la maggior parte dei guadagni della scorsa settimana lunedì, dopo aver registrato il maggior rialzo settimanale rispetto ad un paniere di altre valute principali da luglio, ponendo fine ai ribassi visti alla fine del 2023.

L'euro è rimasto poco variato a 1,0934 dollari, in difficoltà dopo che il calo dello 0,9% della scorsa settimana ha messo fine al suo recente rally. Lo yen era un po' più solido a 144,5 per dollaro, dopo essersi indebolito bruscamente da 140,8 per dollaro all'inizio dell'anno.

L'indice del dollaro, che traccia il biglietto verde rispetto ad altre sei valute, è rimasto a 102,53.

L'indice ha guadagnato l'1% la scorsa settimana, il massimo in sei mesi, in quanto i dati hanno mostrato un forte rallentamento dell'inflazione in tutto il mondo, alimentando le aspettative di tagli dei tassi delle banche centrali, in particolare della Federal Reserve, e scatenando un rally nelle azioni.

La combinazione di prezzi azionari più alti e rendimenti del Tesoro americano più bassi è tipicamente negativa per il dollaro, ma Simon Harvey, responsabile dell'analisi FX di Monex Europe, ha detto che c'è stata una "indigestione" nei mercati dall'inizio dell'anno.

"Tutti hanno lasciato l'anno scorso (con l'idea che) la Fed allentasse la politica in modo aggressivo, che le condizioni di crescita si risollevassero nel resto del mondo, pensando che tutti fossero a posto e che bastasse comprare azioni. Abbiamo fatto un po' di conti con la realtà".

I mercati stanno valutando circa il 60% di possibilità che la Federal Reserve tagli i tassi d'interesse a marzo, in calo rispetto al 90% circa di fine dicembre.

La lettura dell'inflazione statunitense, prevista per giovedì, potrebbe alterare nuovamente queste opinioni, dopo che venerdì i dati hanno mostrato che i datori di lavoro statunitensi hanno assunto più lavoratori del previsto a dicembre, aumentando i salari a un ritmo solido, indicando un mercato del lavoro ancora resistente.

Tuttavia, un sondaggio separato pubblicato lo stesso giorno ha mostrato che il settore dei servizi statunitense ha subito un notevole rallentamento il mese scorso, con una misura dell'occupazione che è scesa al livello più basso in quasi 3 anni e mezzo, dipingendo un quadro contrastante dell'economia più grande del mondo.

Altrove, la sterlina ha perso lo 0,24% per attestarsi a 1,2688 dollari, mentre il dollaro australiano è sceso dello 0,27% a 0,66955 dollari. Entrambe le valute sono sensibili alle oscillazioni del sentimento del mercato globale, con le azioni in ribasso.

Il franco svizzero è stato un po' più morbido, a 0,8505 dollari per dollaro.