ROMA (MF-NW)--Dopo una lunga esperienza governativa (è stato tra l'altro ministro dell'Interno nel governo Gentiloni), Marco Minniti è ora presidente della Fondazione Med-Or, nata per iniziativa di Leonardo, che si pone l'obiettivo di sviluppare i rapporti tra i Paesi del Mediterraneo e dell'Oriente. In questa intervista a Milano Finanza spiega come il conflitto possa essere un'occasione per l'Italia per avere un ruolo centrale nel Mediterraneo.

Domanda. Come giudica il discorso alla Nazione tenuto dal presidente Joe Biden giovedì 19?

Risposta. Prima di tutto Biden ha fatto un gesto senza precedenti andando di persona in Israele mentre è in corso una guerra. Un atto molto coraggioso anche dal punto di vista fisico. Biden ha detto agli israeliani di non lasciarsi guidare dalla rabbia e dallo spirito di vendetta. Per poi aggiungere: non fate come noi americani dopo l'11 settembre, non reagite in maniera impulsiva. Biden ha inoltre messo in chiaro che gli Stati Uniti possono sostenere attivamente sia l'Ucraina che Israele, sottolineando che le due guerre sono una sfida senza precedenti alle democrazie nel mondo.

D. Teme l'allargamento del conflitto?

R. Nel momento in cui Hamas ha attaccato Israele ha riattivato i giacimenti di odio presenti nel mondo, che si erano abbastanza sopiti. Un attacco così disumano è animato dalla volontà esplicita di cancellare Israele, obiettivo in totale sintonia con il padrino di Hamas, l'Iran. In questa guerra la popolazione di Gaza viene usata da Hamas come uno scudo umano.

D. Che cosa bisogna fare allora?

R. A Gaza bisogna aprire un corridoio umanitario per consentire un'evacuazione ordinata dei civili nel rispetto dei diritti umani. Sarebbe un passo molto importante perché abbiamo tutti sotto gli occhi quanto è successo dopo l'attacco all'ospedale di Gaza, che ha acceso le piazze arabe di tutto il mondo, anche europee. In Germania le manifestazioni sono state particolarmente imponenti, con 60 poliziotti tedeschi feriti. Su quello che è successo all'ospedale di Gaza occorre un'inchiesta indipendente, che faccia riferimento alle Nazioni Unite perché ormai le masse arabe sono convinte che sia stato Israele a bombardare e per loro non contano le prove presentate da Israele, dagli Stati Uniti e condivise anche dalla Germania.

D. La guerra si potrà allargare al Libano?

R. Se ci dovesse essere l'attacco di terra a Gaza senza prima completare l'evacuazione dei civili, Hezbollah non potrà lasciare solo Hamas perché altrimenti gli consegnerebbe la leadership dell'estremismo religioso in Medio Oriente. Il fanatismo religioso è il principale collante interno ed esterno di questi due gruppi. Chi ha partecipato all'attacco del 7 ottobre lo ha fatto non solo con l'obiettivo di provocare i maggiori danni possibili a Israele ma anche con l'idea di morire da martire. L'attacco di Hamas ha rilanciato l'idea dei martirio di massa.

D. L'Europa sembra latitante.

R. L'Europa è la grande assente sul piano poltico e diplomatico. Mentre Biden è a Tel Aviv, l'Italia e altri otto Paesi Ue sospendono Shengen. La sospensione italiana di Schengen in rapporto con la Slovenia appare giustificata. Naturalmente si tratta di gestirla in rapporto con il governo sloveno e garantendone la temporaneità. Di fronte alla minaccia terroristica concretizzatasi nei giorni scorsi in Francia e a Bruxelles, ogni Paese ha reagito facendo da sè e questo non è certo un segnale di forza. Schengen è in vigore da più di trent'anni, ma in tutto questo tempo l'Europa non è riuscita a rafforzare i confini esterni. L'Europa è il luogo più esposto al terrorismo di matrice islamica, ma non ha una politica estera e di difesa comune. Quindi il suo ruolo nel mondo rischia la marginalità.

D. Come immagina il mondo dopo l'attacco di Hamas a Israele?

R. Quello attuale non è piu il vecchio mondo bipolare che vedeva su fronti opposti Stati Uniti e Unione Sovietica e non sarà mai più un mondo unipolare raccolto intorno agli Stati Uniti e ai valori dell'Occidente. Ma non sarà nemmeno un mondo multipolare. Io prevede invece un mondo a-polare, senza punti di riferimento e dove conviveranno cooperazione e competizione.

D. Che ruolo dovrebbe avere l'Italia in questo mondo a-polare?

R. Noi dobbiamo cercare di fare prevalere la cooperazione, ma sia l'Italia che l'Ue devono essere pronte anche alla competizione. L'Italia non deve illudersi di poter agire da sola. Mai come ora abbiamo avuto una sfida così drammatica fra democrazie e autocrazie. E in questa sfida nessun Paese europeo può farcela da solo. La Francia ha agito da sola nei confronti dell'Africa e si è visto il risultato: lo scorso giugno il presidente Emmanuel Macron ha dichiarato che la France Afrique è finita per sempre.

D. Quindi l'Italia?

R. L'Italia è saldamente collocata in Europa ma è anche al centro del Mediterraneo ed è capace di parlare con i Paesi arabi e con l'Africa in quanto siamo una terra di confine. Per questo diamo l'idea di avere rispetto nei confronti di questi Paesi. La parola chiave è rispetto e ogni Paese viene considerato un interlocutore. In forza di questo retaggio, l'Italia deve essere l'apripista dell'Europa verso il Mediterraneo. In questo senso è importante la presenza italiana e dell'Europa al vertice internazionale per la pace convocato dal presidente egiziano al-Sisi che si terrà proprio sabato 21 al Cairo.

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2308:26 ott 2023


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