TOKYO (awp/ats/ans) - Rallenta l'inflazione in Giappone ma meno di quanto auspicato, a fronte dell'aumento dei prezzi all'importazione, in prevalenza dei generi alimentari, anticipando una possibile contrazione delle spese per consumi. In maggio l'indice si assesta al 3,2%, dal 3,4% del mese precedente, superando le stime degli analisti che puntavano al 3,1%. Il dato si conferma sopra l'obiettivo del 2% della Banca centrale del Giappone (BoJ) per il 14esimo mese consecutivo.

A contribuire al rialzo, secondo le valutazioni del ministero degli Affari Interni, i prezzi dei beni durevoli, i rincari dei contratti dei telefoni cellulari, e gli aumenti dei costi delle camere d'albergo trainati dall'afflusso dei turisti. Sul fronte opposto si sono invece registrate le riduzioni delle bollette dell'elettricità e del gas.

Esclusi i costi energetici e il cibo fresco, l'indice 'core' in maggio segna un progresso del 4,3%: il ritmo più elevato in 42 anni. I dati più recenti aumentano le probabilità che la BoJ riveda al rialzo le sue previsioni sull'indice dei prezzi al consumo nella prossima revisione trimestrale di luglio.

Nelle ultime proiezioni dell'istituto centrale rilasciate in aprile, l'inflazione è attesa all'1,8% nell'anno fiscale che terminerà a marzo; una stima di gran lunga inferiore all'incremento del 2,6% previsto dalla media degli analisti. A metà mese la BoJ ha confermato il mantenimento della politica monetaria ultra-espansiva, in controtendenza con le decisioni delle principali banche centrali, dalla Federal Reserve, alla Bce, e più di recente la Bank of England, impegnate nelle strette monetarie per contenere il rialzo dell'inflazione.

L'aumento del differenziale dei tassi di interesse tra le due sponde ha contributo al progressivo indebolimento dello yen sulle principali valute.