PECHINO (awp/ats/ans) - Evergrande tenta una nuova mossa disperata per scongiurare la liquidazione. Lo sviluppatore immobiliare cinese, schiacciato da oneri per 330 miliardi di dollari, ha proposto ai suoi debitori offshore un nuovo piano di ristrutturazione, offrendo di scambiare le loro obbligazioni con quote di circa il 30% di ognuna delle due sue controllate quotate alla Borsa di Hong Kong, rispettivamente al 52% nel caso di Evergrande Property Services e al 59% per Evergrande New Energy Vehicle.

Le due società, a causa della crisi della capogruppo, hanno perso nel 2023 oltre l'80% della loro capitalizzazione, crollata a 9 miliardi di dollari di Hk totali, pari a 1,17 miliardi di dollari.

La proposta comporterebbe forti perdite a carico degli obbligazionisti esteri (offshore) i cui bond hanno un valore nominale di 19 miliardi di dollari ma quotano ormai a 2,25 centesimi, alla luce della situazione finanziaria drammatica in cui si trova il gruppo di Shenzhen.

Lunedì, un rappresentante di Evergrande aveva indicato nel corso di un'udienza presso l'Alta Corte di Hong Kong, dove pende una causa di fallimento, che i titoli delle due società sarebbero stati un elemento chiave dei tentativi di ristrutturazione del debito.

A settembre, Evergrande ha spiazzato i debitori annunciando un riesame del riassetto in quanto il gruppo non aveva più i requisiti richiesti dalla normativa cinese per emettere nuovi bond a causa delle indagini pendenti sulla principale controllata domestica, Hengda Real Estate, in materia di informazioni ai mercati. Un impedimento al quale si erano aggiunti i guai del suo presidente e fondatore Hui Ka-yan, destinatario di misure restrittive e sospettato di attività illegali.

Evergrande, in default da fine 2021, ha riferito che al 30 settembre vantava oneri totali scaduti per 38,4 miliardi di dollari e quasi 2.000 cause legali in corso per un valore di 62 miliardi di dollari. Uno scenario drammatico che ha come scadenza il 4 dicembre per un nuovo piano di ristrutturazione. In quella data, è in programma una nuova udienza a Hong Kong. In assenza della proposta, aveva ammonito il giudice Linda Chan, è "molto probabile" la liquidazione del gruppo.

Il contesto immobiliare cinese, intanto, è sempre più in difficoltà, a dispetto delle rassicurazioni di Pechino, quando Evergrande è solo la punta dell'iceberg del debito cinese. I prestiti immobiliari in circolazione nel Dragone sono calati su base annua per la prima volta dalla raccolta dei dati avviata nel 2005, secondo una nota della Banca centrale cinese (Pboc): a fine settembre lo stock totale è sceso dello 0,2%, a 53.190 miliardi di yuan (7.300 miliardi dollari).

Pessime notizie per il vicepremier He Lifeng, confermato a capo dell'Ufficio della Commissione centrale per gli affari economici e finanziari. Per lui, come zar dei dossier economici del presidente Xi Jinping, si profila la guida della Commissione centrale delle finanze, il nuovo super-organismo del Partito comunista deciso a marzo per migliorare regolamentazione e supervisione sulle vicende finanziarie.

"La prevenzione e la risoluzione dei rischi finanziari devono essere un tema eterno per il governo", ha ammonito Xi alla Conferenza centrale sul lavoro finanziario conclusasi martedì, rimarcando la gravità della situazione.