Intorno alle 11,50, i futures sul Brent per consegna giugno scendono di 85 centesimi, o lo 0,94%, a 89,6 dollari al barile, mentre i futures sul West Texas Intermediate (Wti) con scadenza maggio sono in calo di 91 centesimi, o l'1,05%, a 84,76 dollari.

I benchmark petroliferi erano saliti venerdì anticipando l'attacco di rappresaglia dell'Iran, con i prezzi che avevano toccato i massimi da ottobre.

L'attacco iraniano ha coinvolto più di 300 missili e droni ed è stato il primo su Israele da parte di un altro Paese in più di tre decenni, sollevando il timore di un conflitto regionale più ampio con ripercussioni sul traffico di petrolio attraverso il Medio Oriente.

L'Iran, affermando di ritenere conclusa la propria rappresaglia, ha abbassato la temperatura geopolitica, sottolinea l'analista di Kpler Viktor Katona.

"Un attacco era ampiamente prezzato nei giorni precedenti. Inoltre i danni limitati e il fatto che non ci siano state perdite di vite umane significa che forse la risposta di Israele sarà più misurata", commenta Warren Patterson di Ing.

L'Iran produce più di 3 milioni di barili al giorno (bpd) di greggio ed è uno dei principali produttori dell'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (Opec).

Le ostilità in Medio Oriente, incentrate sul conflitto tra Israele e Hamas a Gaza, hanno avuto finora un impatto poco tangibile sull'offerta di petrolio.

"Se la crisi non si intensificherà fino a creare interruzioni dell'approvvigionamento, ci sarà un rischio di 'downside' nel tempo, ma solo quando sarà chiaro che Israele ha scelto una risposta misurata", ha detto Amrita Sen, fondatore e direttore della ricerca di Energy Aspects.

(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Sabina Suzzi)