L'ultimo sondaggio condotto per il quotidiano The Australian ha mostrato che il sostegno alla "Voce al Parlamento", una commissione indigena che consigli il Parlamento sulle questioni che li riguardano, continua a diminuire: solo il 38% degli elettori intende sostenerla, mentre circa il 53% si opporrà alla proposta.

L'Australia sta affrontando una campagna di sei settimane prima di votare il referendum del 14 ottobre, quando verrà chiesto ai cittadini se sono favorevoli a modificare la Costituzione per istituire un comitato indigeno che consigli il Parlamento federale.

Il referendum richiede una maggioranza nazionale di voti e una maggioranza di voti in almeno quattro dei sei Stati per modificare la Costituzione. Dall'indipendenza australiana nel 1901, solo otto delle 44 proposte di modifica costituzionale sono state approvate.

Il governo laburista di centro-sinistra è sotto pressione per migliorare la sua comunicazione, a causa del costante calo del sostegno al referendum nei sondaggi d'opinione.

Il sondaggio ha anche mostrato che l'indice di gradimento di Anthony Albanese, che ha puntato un capitale politico significativo sul referendum, è sceso in territorio negativo per la prima volta da quando è diventato Primo Ministro del Paese l'anno scorso.

Sulla base delle preferenze dei due partiti, i laburisti godono ancora di un vantaggio del 53-47%, anche se in calo rispetto al 55-45% del sondaggio precedente. Il sostegno per l'opposizione della coalizione conservatrice è salito al livello più alto dalle elezioni del maggio 2022, con un vantaggio del 37% a 35% sui voti primari.

Nel fine settimana, il leader dell'opposizione Peter Dutton ha detto che avrebbe tenuto un secondo referendum sul riconoscimento degli indigeni se il referendum Voice fosse fallito, ma che non avrebbe sostenuto un organismo costituzionalmente sancito, attirando le critiche del gruppo di sostegno Voice.

"Sta già pianificando il sequel mentre fa di tutto per sabotare l'originale", ha detto Albanese ai media locali.