DUBAI (Emirati Arabi Uniti) (awp/ats/ans) - Scoppia la bufera alla Cop28 di Dubai (Emirati Arabi Uniti), la 28esima conferenza delle parti sui cambiamenti climatici, quando si viene a sapere che il capo dell'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec) qualche giorno fa ha scritto una lettera ai tredici membri del cartello e ai dieci alleati esortandoli a respingere qualsiasi testo o formula nell'accordo che prenda di mira i combustibili fossili. Praticamente il nodo principale da sciogliere alla conferenza delle Nazioni unite, avviata al rush finale in vista della chiusura ufficiale il 12 dicembre.

La notizia ha scatenato la ferma reazione di ambientalisti e paesi vulnerabili che puntano a un accordo che porti all'abbandono di carbone, petrolio e gas. Il segretario generale dell'Opec ha chiarito oggi che "non esiste un'unica soluzione o un unico percorso per la transizione energetica, per realizzare un futuro energetico sostenibile" e che "servono approcci realistici".

La ministra francese dell'energia, Agnes Pannier-Runacher, si è detta "sbalordita e arrabbiata" dalle dichiarazioni del kuwaitiano Haitham Al Ghais, proprio perché mette a rischio i paesi vulnerabili vittime degli effetti del riscaldamento globale. E dura è stata anche la reazione della ministra spagnola per la transizione ecologica, Teresa Ribera, che è anche vicepresidente della Spagna, paese che ha la presidenza di turno dell'Ue. "Penso che sia disgustoso che i paesi dell'Opec stiano spingendo contro l'obiettivo di raggiungere il livello desiderato", ha sottolineato, esortando il presidente della Cop28, Sultan Al Jaber (che è presidente della compagnia petrolifera statale Adnoc degli Emirati Arabi Uniti ma anche amministratore delegato dell'azienda emiratina di rinnovabili) ad assumere un ruolo più attivo negli ultimi due giorni di negoziati.

Per il ministro italiano dell'ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto quello dell'Opec "è puro interesse di parte e ci sarebbe da stupirsi se non tutelassero i propri interessi". Il ruolo della presidenza della Cop, che "deve puntare alla decarbonizzazione, è di riuscire a conciliare 197 voci", ovvero tutti i paesi più l'Ue, che partecipano al negoziato, ha aggiunto Pichetto.

Al Jaber, che punta a un accordo storico che segni finalmente la svolta, ha chiarito di voler citare le fonti fossili nel testo finale, che dovrà essere approvato con il massimo consenso. Tuttavia, in una plenaria in serata, ha ammesso che il summit sta facendo progressi, ma "non abbastanza veloci né soddisfacenti" e ha invitato i 197 paesi ad allontanare i piccoli interessi personali "in nome dell'interesse generale" confermando di voler chiudere i lavori il 12 dicembre.

La notizia della lettera del segretario generale dell'Opec è trapelata proprio dopo la diffusione dell'ultimo documento della presidenza della Cop, in cui si parla di eliminazione graduale dei combustibili fossili con quattro opzioni linguistiche per descriverne il futuro, fra cui anche la possibilità di non citare affatto le fonti fossili.

L'inviato cinese per il clima, Xie Zhenhua, ha assicurato che ci sono dei "progressi" proprio su questo tema, dicendosi certo che "ne faremo di più nei prossimi giorni".

Mentre i ministri dei 197 paesi affrontano serrati colloqui bilaterali, ci sarebbe un consistente fronte di paesi in via sviluppo, soprattutto africani, che per impegnarsi nel "phasing out" chiederebbe ai paesi ricchi un impegno politico chiaro su aiuti economici e garanzie di assistenza tecnologica. Una sorta di programma per una transizione giusta ed equa.

Intanto, dopo una serie di polemiche, sarebbe stato raggiunto il consenso sull'Azerbaigian, Paese ancora una volta produttore di idrocarburi e che a settembre ha riconquistato il Nagorno-Karabakh controllato dall'etnia armena, come sede della prossima Cop29. Tocca alla conferenza di Dubai ufficializzarla.