Di seguito le reazioni di analisti e investitori:

BANCA REALE DEL CANADA

L'acquisizione di Hess aggiunge al portafoglio di Chevron il 30% di proprietà di oltre 11 miliardi di barili di petrolio equivalente di risorse recuperabili scoperte in Guyana e 465.000 acri netti di inventario di alta qualità e di lunga durata, supportati da attività integrate di midstream nel Bakken, oltre ad attività nel Golfo del Messico e ad un'attività di gas naturale nel Sud-Est asiatico.

Dato che Exxon Mobil si era effettivamente tolta dalla corsa alle fusioni e acquisizioni su larga scala dopo il recente accordo con Pioneer, avremmo pensato che Chevron avrebbe potuto prendere tempo, e quindi siamo un po' sorpresi dalla tempistica di questo accordo.

L'operazione risolve i problemi del portafoglio di Chevron, ossia l'eccessiva concentrazione nel Permiano e la mancanza di profondità nella crescita altrove, ma ha un prezzo, visti i multipli relativi tra le due società.

Alla fine, Chevron se ne va con un portafoglio più forte e diversificato, che dovrebbe essere di buon auspicio per gli azionisti nel lungo termine, ma nel breve termine, la notizia potrebbe pesare sulle azioni.

CONSULENTI MKP

Chevron sarà il partner junior in Guyana, un'attività in cui attualmente possiede attività complementari nei vicini Suriname e Venezuela.

Da tempo si parla di Hess come di un potenziale obiettivo per le super-magazzini; è stata soprattutto la posizione di John Hess come non venditore che è stata percepita come la ragione per cui ciò non è avvenuto prima. Al compimento del suo 70° anno, sembra che sia arrivato al punto di ritenere opportuna una transizione di Hess verso una nuova struttura proprietaria.

Forse, ancora una volta, ci sarà una reazione al concetto di super-magazzinieri statunitensi di grandi dimensioni che tornano a esporsi ai combustibili fossili piuttosto che a sviluppare le energie rinnovabili, eccetera, ma questo è più un argomento per gli azionisti e la dirigenza di Chevron che una minaccia per questo accordo.

PETER MCNALLY, TERZO PONTE

Il vero premio del portafoglio è la Guyana dove, in meno di un decennio, il Paese è balzato in una delle aree di crescita più importanti per la produzione di petrolio non-OPEC.

La Guyana è sulla buona strada per avere più di 1 milione di barili al giorno di capacità produttiva entro il 2026. A quel punto, la Guyana potrebbe superare il vicino Venezuela per quanto riguarda la produzione di petrolio.

Chevron è nelle fasi iniziali della guida di una potenziale svolta in Venezuela, dove decenni di abbandono seguiti da sanzioni hanno compromesso la capacità del Paese di raggiungere il suo potenziale petrolifero. Gli esperti di Third Bridge vedono un ulteriore potenziale nella Guyana e nel Suriname, più a est, mentre il Brasile è già affermato come un importante contributore alla fornitura di petrolio globale.

La recente ondata di attività di acquisizione da parte di Chevron ed Exxon Mobil ricorda agli esperti di Third Bridge la costruzione delle "super major" iniziata 25 anni fa, un'epoca che ha trasformato l'industria petrolifera nelle enormi aziende che vediamo oggi.

All'epoca, le super major si stavano consolidando per ridurre i costi. Oggi, le aziende che vengono acquisite come Hess e Pioneer Natural Resources hanno una base di asset più concentrata e un'esperienza costruita nello sviluppo di risorse specifiche.