TOKYO (awp/ats/ans) - La Banca centrale del Giappone (BoJ) evita ulteriori sorprese e mantiene l'attuale politica monetaria ultra-espansiva invariata, lasciando la banda di oscillazione dei rendimenti dei titoli di Stato a lungo termine immutata, tra il -0,50% e lo 0,50%.

Non subisce variazioni neanche la curva di controllo dei rendimenti (YCC) in vigore dal settembre 2016, quando la BoJ ha fissato un obiettivo dello 0% per i rendimenti dei titoli governativi a 10 anni.

Immediato l'effetto sui mercato valutari, con lo yen che si è indebolito sul dollaro a quota 130 da 128,40, arretrando dai massimi in 7 mesi.

Al termine della riunione di due giorni, il comitato centrale guidato dal governatore Haruhiko Kuroda decide dunque di non destabilizzare ulteriormente i mercati finanziari e posticipa ogni decisione al prossimo meeting di marzo, quello che sarà anche l'ultimo di Kuroda, a capo dell'istituto dal marzo 2013, con il secondo mandato quinquennale in scadenza l'8 aprile.

Gli operatori si attendevano ulteriori aggiustamenti alla politica monetaria dopo l'ampliamento a sorpresa della fascia di tolleranza per i movimenti dei rendimenti dei titoli governativi a 10 anni, deciso nella scorsa riunione, e interpretato a tutti gli effetti come un aumento dei tassi di interesse e il preludio a un cambio di direzione verso graduali manovre di restrizione monetaria.

Nel suo rapporto trimestrale la BoJ ha inoltre aumentato le stime sull'inflazione per l'anno fiscale in corso al 3% dal 2,9% delle previsioni di ottobre, e alzato all'1,8% quelle per il 2024, dall'1,6% di tre mesi fa.

L'indice dei prezzi al consumo in Giappone si è mantenuto sopra l'obiettivo del 2% della Banca centrale per 8 mesi consecutivi, complici i rialzi dei costi delle materie prime.

I dati attesi venerdì, relativi al mese di dicembre, potrebbero mostrare un livello di inflazione al 4% come non si vedeva da oltre 40 anni.

Riviste leggermente al ribasso le stime di crescita dell'economia per l'anno fiscale che termina ad aprile: all'1,9% dal 2%, e all'1,7% dall'1,9% nell'anno successivo.