ROMA (MF-DJ)--"I prezzi dell'energia in Europa sono scesi e non solo per l'annuncio del price cap. È probabile che chi specula si stia posizionando perché sospetta l'imminenza della possibilità di un armistizio tra Russia e Ucraina. In un contesto del genere la Bce dovrebbe rivedere l'intenzione dichiarata di procedere con un nuovo aumento dei tassi già a inizio anno". L'auspicio arriva da Antonio Patuelli, presidente dell'Abi, in un'intervista al Sole 24 ore.

A dicembre la Bce ha annunciato una politica di aumento dei tassi a oltranza finchè non si ridurrà l'inflazione al 2%. "Premetto che sono sempre dell'opinione illustrata dal governatore Visco a settembre, quando ha esortato a non assumere posizioni preconcette sugli incrementi dei tassi, ma a valutare volta per volta. Il fatto che gli europei abbiano dato un segnale forte" con il tetto al prezzo del gas "ha contribuito a ridurre la pressione. Noi, però, non sappiamo quello che gli speculatori in questi ultimi giorni invece probabilmente sanno o sospettano. E cioè che ci siano le premesse di pace. Un crollo così forte del prezzo non dipende solo dal cap, ma probabilmente dal fatto che qualcuno sa che si va verso una situazione armistiziale. Tutto questo restituisce un quadro diverso da quello che è stato analizzato dalle banche centrali già poche settimane fa, quando nell'arco di ore, fra il 13 e il 15 dicembre, hanno deciso aumenti, lo 0,5% la Fed e poi lo 0,5% la Bce, che hanno portato gli americani al 4,5% e l'area dell'euro al 2,5%. Il cambio del quadro sul prezzo del gas deve essere tenuto in conto: dovrebbe essere rivisto l'intendimento espresso dalla Bce di un ulteriore aumento dei tassi a inizio anno. A mio avviso bisognerebbe ripensarci prima di decidere: con la discesa del prezzo del gas si contrarrà il fattore più decisivo dell'inflazione e quindi bisognerà essere più prudenti nell'aumentare i tassi", ha precisato il numero uno dell'Abi.

Dal primo gennaio è venuto meno il filtro prudenziale che consentiva di congelare gli effetti sul patrimonio delle banche di minusvalenze sui titoli dovute all'aumento dei tassi. Alla domanda se ci sarà la fuga dai BTp, "i problemi per le banche -ha spiegato Patuelli- ci sono già stati non appena hanno cominciato a salire i tassi, che hanno prodotto una riduzione del valore di mercato dei titoli pubblici. Al 31 dicembre, con la chiusura dei bilanci, gli istituti di credito registrano gli oneri patrimoniali dell'aumento dei tassi. Noto che c'è un lavorio delle banche nell'offerta ai clienti di prodotti di risparmio che dal 2016 a luglio scorso era impossibile vendere, perché i tassi erano a zero e le emissioni con scadenza più breve avevano addirittura un rendimento negativo. Questi prodotti sono i pronti contro termine con sottostante titoli di Stato con durate diversificate. Le banche stanno offrendo questi prodotti ai propri clienti e anche a quelli di altre banche. Stiamo assistendo a una forte concorrenza tra istituti sulla raccolta della liquidità, perché la decisione della Bce di cambiare unilateralmente le regole sui finanziamenti Tltro sta producendo restituzioni anticipate della liquidità. C'è quindi un'esigenza di liquidità sostitutiva attraverso la raccolta presso la clientela. Aumentando la concorrenza su iniziative di questo genere prevedo che risalga la quota dei titoli di Stato detenuti dagli italiani e dalle banche. È chiaro che questa non rappresenta l'unica soluzione, ma è una fase in cui la liquidità non è più fornita gratuitamente dalla Bce, ha un valore e i titoli di Stato avranno maggiore appeal".

Da più parti torna a levarsi la richiesta di riattivare le moratorie, "ho letto l'appello dell'Ance che ha osservato come in manovra manchino le moratorie sul credito. L'associazione dei costruttori è consapevole dei problemi in arrivo nel 2023 e sollecita le moratorie garantite dallo Stato, che noi chiediamo dallo scorso anno, prima che scadessero i termini a fine 2021", ha affermato il presidente dell'Abi sottolineando che "le moratorie sono più idonee per i clienti perché non li indebitano ulteriormente, ma sono più idonee anche per le banche perché meno si indebitano i clienti più si riduce la possibilità che si formino nuovi crediti deteriorati. Se le moratorie non verranno autorizzate, nel 2023 torneranno a crescere gli Npl. Se le istituzioni europee, come sempre hanno dichiarato, non vogliono che aumenti il livello degli Npl dovranno autorizzare nuovamente, nel Temporary Framework, le sospensioni del pagamento delle rate, che non possono essere decise in modo autonomo dallo Stato italiano. Di pari passo devono poter essere temporaneamente sospese le riclassificazioni dei crediti a problematici, rese obbligatorie in questi casi dai regolamenti dell'Eba".

Quanto a una nuova possibile impennata dei crediti deteriorati, "gli istituti di credito continuano a dare il loro sostegno alle imprese.

Nel 2023 i problemi delle banche saranno più evidenti in conseguenza delle difficoltà delle imprese legate alla crescita dei tassi e dei costi dell'energia. Queste difficoltà si ripercuoteranno nei bilanci 2022 delle imprese e, a cascata, nei rapporti con le banche, soprattutto quest'anno. Vi è consapevolezza del rafforzamento delle banche lo scorso anno per la crescita economica; ma un indebolimento parziale negli stati patrimoniali c'è stato a causa delle minusvalenze sui portafogli dei titoli di Stato, che saranno evidenziate nei bilanci del 2022. Nel 2023 ci possono essere gli effetti delle difficoltà delle imprese a fronte delle quali occorrono innanzi tutto moratorie. La fine del calo degli stock degli Npl, avvenuto anche a seguito delle diffuse operazioni di vendita, evidenzia che ci sono sintomi di ripresa del deterioramento del credito che potranno essere più evidenti quest'anno. Servono politiche industriali europee e un'attenzione nazionale alle imprese: quindi di moratorie e ristrutturazioni dei prestiti senza le quali nel 2023 ci sarà una ricrescita degli Npl".

Sul Mes e sulla possibilità che la posizione non favorevole dell'esecutivo possa rappresentare un problema per il completamento dell'unione bancaria, "auspico che l'Italia non abbia bisogno di usufruire dei programmi straordinari del Mes e del Fondo monetario", ha sottolineato Patuelli precisando che "altra questione, invece, è se il Mes serva o meno al completamento della costruzione europea. Vorrei far notare che la discussione relativa al Mes è stata fatta in un contesto diverso dall'attuale perché vi era ancora il precedente direttore generale, che era tedesco. Egli ha lasciato l'estate scorsa e per nominare il nuovo direttore ci sono voluti sei mesi. Il nuovo dg, nominato a fine novembre, è Pierre Gramegna, un lussemburghese ex ministro delle Finanze di quel paese. La presidente del consiglio, nella conferenza stampa di fine anno, ha dichiarato che è interessata a un dialogo con il nuovo direttore generale del Mes. Ha fatto un'apertura al dialogo e quindi molto probabilmente il dialogo è già in atto con l'ex ministro delle finanze del Lussemburgo".

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0309:29 gen 2023


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January 03, 2023 03:29 ET (08:29 GMT)